venerdì 19 aprile 2013 - paolodegregorio

Una lezione di democrazia

I cittadini italiani dovrebbero essere grati a Grillo per aver messo in piedi una organizzazione politica in cui gli iscritti, e non i vertici, decidono i nomi che saranno proposti in Parlamento per l’elezione del Presidente della Repubblica. Questi iscritti si rivelano di grande spessore etico e politico, proponendo le persone migliori per integrità, indipendenza, rigore, testimoniati dalla loro vita professionale, nella classifica: Gabanelli, Strada, Rodotà, Zagrebelsky.

Io avrei votato Zagrebelsky, ma uno qualunque di questi 4 nomi andrebbe bene, poiché il primo cambiamento che deve avvenire in politica, e soprattutto nelle istituzioni, è permettere che arrivino persone oneste, mentre fino ad oggi ci sono sempre arrivati i nominati dalle nomenklature, dalle massonerie, dalla Confindustria, dal Vaticano, dalle banche.

La prima osservazione che mi viene da fare è che la base dei militanti, di qualunque partito, deve sempre essere interpellata in modo vincolante, e ci accorgeremo che essa è sempre più avanti dei vertici, e quindi conviene a tutti che i vertici siano dei semplici portavoce, e che cambino spesso.

Sono sicuro che la base del PD, se avesse avuto in mano la possibilità di decidere il nome del Presidente, avrebbe sicuramente indicato una personalità fuori dall’apparato di partito, e favorito un nome in cui il 5 stelle avrebbe potuto convergere. Dunque creare le condizioni per un futuro governo insieme, e asfaltare per sempre il sultano di Arcore.

Parlo del PD perché è evidente che la sua profonda spaccatura (da una parte la destra: Renzi, D’Alema, Veltroni, Franceschini, dall'altra la sinistra: Bersani, Barca, Fassina più apparato, sindacati, Coop) lo rende un partito bloccato, che, se sceglie Berlusconi, perde un pezzo, e lo stesso succede se cerca una intesa con i pentastellati.

E non è un problema di oggi: sono venti anni che questa situazione ci regala l’egemonia culturale della destra e del capitalismo, il monopolio delle TV private e la spartizione dell' ex-servizio pubblico RAI, la perdita di peso delle classi subalterne, la sparizione dei diritti e dello stato sociale, la crisi economica, la paura per il futuro, la disoccupazione insostenibile.

Il M5S è nato da questa situazione di assenza di opposizione, e gli attacchi che gli arrivano da ogni direzione testimoniano che il suo programma e le regole di democrazia che propone sono indigeste proprio perché da troppo tempo PDL e PD hanno fatto finta di combattersi, mentre in realtà hanno trovato sempre accordi sottobanco, fino al plateale appoggio al governo Monti, che oggi Berlusconi vorrebbe replicare direttamente con Bersani.

Concludo con tre mie convinzioni:

  • È impossibile affidare il governo ai due partiti che hanno sgovernato negli ultimi venti anni e sono i reali responsabili dell’attuale disastro economico e morale.
  • Il PD, se cercherà veramente una strada di apertura a Grillo, si spaccherà e forse mancheranno i voti per una maggioranza parlamentare.
  • Nuove elezioni con la vecchia legge elettorale ci porterebbero ancora in una situazione di stallo, a meno che gli italiani perbene si accorgano che basterebbe dare il 45% dei voti a Grillo per avere un governo e vere riforme.



Lasciare un commento