Persio Flacco (---.---.---.225) 11 gennaio 2020 11:04

L’errore di persona mi sembra una congettura ancor meno credibile.

Altra ipotesi è che Soleimani era diventato pericoloso per almeno una parte del regime iraniano, come Cesare per Bruto. Il Generale controllava una forza potente e pervasiva anche verso l’interno, e aveva acquisito un enorme prestigio nella lotta all’ISIS. E se il regime iraniano avesse voluto far evolvere positivamente i rapporti con gli USA per allentare le sanzioni che stanno strozzando il Paese, e se questo, come è probabile, fosse stato lo stesso intendimento dell’Amministrazione Trump (vedi esempio Nord Corea) è possibile che vi sia stato un comune interesse a toglierlo di mezzo.

Rimane il fatto che per gli strateghi sionisti non c’è ipotesi peggiore di questa. Un accordo Washington-Teheran darebbe a Trump ulteriori occasioni per il disimpegno USA dall’area e ridurrebbe al minimo la possibilità che gli americani rovescino il regime iraniano con le cattive.

Nelle loro intenzioni, la scomparsa del Babau iraniano, che consente loro di mantenere alto l’allarme per la "minaccia esistenziale" verso Israele, preziosa per fare proselitismo e convincere gli ebrei a mettersi sotto le muscolose ali del sionismo, sarebbe positiva solo in caso di sua cancellazione. Solo in questo modo il loro imperialismo messianico potrebbe dispiegarsi liberamente sotto il segno divino della sconfitta di tutti i "nemici" di Israele.

Altro che Holmert, che predicava la rinuncia al sogno della Grande Israele in cambio della pace: sarebbe il trionfo di Netanyahu, quello che in piazza invocava l’assassinio di Rabin il "traditore". Soprattutto sarebbe il trionfo dei suoi alleati integralisti messianici. Gente pericolosa, pronta a tutto per realizzare quello che ritengono il volere di Dio.


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