Persio Flacco (---.---.---.226) 8 febbraio 2019 23:39

Dopo 30 anni di legge marziale sostenuta dalla magistratura allineata a Mubarak, a sua volta sostenuto fortemente dagli USA assieme all’apparato militare che da sempre in Egitto è la spina dorsale dello Stato e dell’economia e riceve contributi dal dipartimento di stato americano per garantire gli interessi di USA e Israele nella regione;

dopo il brevissimo interludio di democrazia (il primo nella lunghissima storia dell’Egitto) con l’elezione di Morsi, grazie al disimpegno del primo Obama, quello del famoso discorso all’università del Cairo: "Sono qui per cercare un nuovo inizio fra gli Stati Uniti ed i musulmani nel mondo, basato sul mutuo interesse e sul mutuo rispetto.", non ancora fagocitato dai neocon-sionisti, che durante la presidenza Bush Jr. hanno infiltrato i loro uomini in tutta l’amministrazione americana; dopo la restaurazione del potere dei militari pilotato dal deep state di Washington e da MI6, Mossad, CIA, l’arresto e la condanna a morte di Morsi, grazie ai tradimenti e ai voltafaccia della opposizione al vecchio regime e alla vecchia magistratura asservita, dopo la feroce repressione del dissenso e, infine, il ripristino del vecchio ordine militare cliente degli USA, l’Egitto è tornato ad essere, con al-Sisi, ciò che era prima: uno spietato regime militare e il teatro di feroci scontri sotterranei tra regime e forze di opposizione. E’ in questo contesto che la tutor di Giulio Regeni, la professoressa Maha Mahfouz Abdel Rahman, dell’università di Cambridge, invia al Cairo il giovane ricercatore italiano a svolgere una "ricerca" nel ventre del Cairo sul sindacato degli ambulanti: organizzazione storicamente avversaria del regime. Giulio è stato mandato al macello in un contesto in cui da una parte gli oppositori del regime lo vedevano come emissario dell’MI6, sostenitore della restaurazione del regime militare, e dall’altra parte, dal regime, come elemento di aggancio dello stesso servizio al sottobosco dell’opposizione.

E’ da qui che dovrebbe partire la ricerca della verità sulla morte di Giulio che, forse ingenuamente, contava su una rete di protezione dei servizi inglesi che invece è venuta a mancare. Da qui, e dall’analisi dei rapporti tra Italia ed Egitto nel momento in cui l’ENI scopre Noor: il più grande giacimento di gas naturale del Mediterraneo, ed è nella posizione più favorevole per aggiudicarsene i diritti di sfruttamento, in vantaggio sulle compagnie statunitensi, inglesi e francesi.

In questo contesto il regime di al-Sisi non avrebbe avuto alcun interesse a commissionare l’omicidio di Giulio: gli sarebbe bastato espellerlo. Al contrario erano evidenti gli interessi delle altre compagnie petrolifere e dei relativi Stati a guastare i rapporti tra Italia ed Egitto in modo che l’ENI perdesse la sua posizione di vantaggio.

E’ probabile che le circostanze della morte di Giulio non saranno mai chiarite, anche perché ad essere interpellato è solo il regime egiziano mentre di certo sono altri i soggetti coinvolti nella trama che ne ha fatto un martire da spendere per questioni in cui sono coinvolti enormi interessi economici e geopolitici.

Dunque smettiamola di farci strumentalizzare nella ricerca di giustizia per Giulio facendoci guidare da una verità parziale, perché in questo modo si uccide Giulio una seconda volta.


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