Persio Flacco (---.---.---.226) 7 febbraio 2019 21:26

Il regolare ripetersi dei "naufragi" nel corso degli anni dovrebbe almeno alimentare qualche dubbio sul fatto che si tratta di una strategia che fa perno sull’obbligo di salvataggio in mare. Un obbligo nato dagli usi della marineria che precedono qualsiasi normazione stabilita dai trattati internazionali: per un marinaio salvare il naufrago è un antico obbligo morale prima che legale. Purché il naufrago non affondi volontariamente la propria imbarcazione; purché non sappia preventivamente che l’imbarcazione per la sua inadeguatezza farà naufragio; purché il naufragio non diventi un "metodo" per innescare una serie di atti il cui scopo finale è l’essere condotti la dove si voleva andare fin dalla partenza.

In tal caso il ricatto morale e la strumentalizzazione delle leggi del mare diventano mezzi evidenti per rendere impossibile fermare chi vuole approdare sulle coste di Europa a prescindere dalla volontà di chi accoglie e dal diritto dei "salvati" a mettere piede sul suolo di uno Stato sovrano.

Tutto questo è di una chiarezza evidente, tanto che chi non lo vede è perché non vuole vederlo, perché ideologicamente ritiene che la sovranità debba soccombere ai "diritti umani" dei naufraghi, anche se volontari e in numero di milioni.

Secondo questa ideologia "umanitaria" chi è stato salvato dal mare matura "diritti" individuali che prevalgono su ogni altro diritto collettivo, come il diritto del governo di uno Stato sovrano di regolare l’attraversamento delle frontiere da parte dello straniero, prima ancora di averne accertata l’identità, la provenienza, gli scopi.

Questo rende ridicola e posticcia l’accusa di sequestro rivolta da alcuni magistrati al ministro dell’interno che, nell’esercizio delle sue funzioni, ha il dovere di proteggere i confini e di accertare il diritto dello straniero di mettere piede sul suolo nazionale. Tanto più nel momento in cui è in atto una forte vertenza con gli altri Paesi dell’Unione Europea circa la ripartizione degli immigrati.

Questo genere di magistrati disonora la funzione giurisdizionale piegandola alla loro peculiare visione ideologica.


Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito