LUDUS non est >
NESSUN bimbo/a, se di origine straniera, manifesta dei complessi per via del rapporto "sbilanciato" con compagni di scuola italiani. Eventuali sfottò, torti o atti di prepotenza (bullismo) hanno molteplici radici e ragioni.
Per contro.
La cittadinanza non è una “medaglia” da conferire per interposta persona (genitori), da esibire pro-tempore e da poter ricusare appena maggiorenni.
Il legame dinastico investe la famiglia d’appartenenza del compito/dovere di trasmettere cultura, regole e valori a retaggio di tradizioni che accumunano e “identificano” le generazioni passate e future.
Per un giovane immigrato la cittadinanza è complemento della maggiore età. Come traguardo “meritato” di un percorso sviluppato e implementato scientemente nel corso di anni.
Anche perché ricevere lo “status” di cittadino oltre ai “diritti” implica dei sostanziali “doveri” (v. ad es. Art 52 Costituzione).
Ergo.
Fino a quel momento ogni nuovo nato, che risiede in modo regolare e stabile nel paese, ha il “diritto” di usufruire e di beneficiare, in toto e sotto ogni aspetto, del sistema collettivo (assistenza, istruzione, lavoro, sanità, ..) valido per tutti i “cittadini” suoi coetanei.
A TAL FINE va predisposta subito una “equiparata” Tessera identificativa personale da detenere e far valere per ogni eventuale esigenza, fino al maturato conseguimento della voluta cittadinanza.
Soluzione che è compatibile con lo jus sanguinis e che toglie argomenti di discussione sia ai fautori che ai contestatori di certe novità (v. jus soli e culturae).
Nessuno ha il diritto di “giocare” con processi di Integrazione e Naturalizzazione capaci …
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