pv21 (---.---.---.81) 19 agosto 2017 19:46

Trappole >

L’esperta Onu A CALLERMAND insinua che le procedure “imposte” da Italia e UE potrebbero penalizzare la capacitò delle ONG di salvare vite. E ne deduce che “questo potrebbe portare a più morti in mare”.

Nel merito.


NON E’ di sicuro noto il numero reale dei migranti coinvolti nel traffico di esseri umani, né quello dei traghettati via mare, né quello dei relegati nei vari campi di sosta (più o meno forzosa).

Una cosa è riconoscere che in tutti e tre i casi citati esistono seri presupposti per annoverare molte altre tragedie. Ben diverso è sostenere che dall’autonomia operativa pretesa da talune Ong dipende il non incremento dei morti in mare.

Come se i cinici trafficanti di tanti disperati non avessero piena consapevolezza sia della precarietà dei gommoni stracarichi e dei barconi rabberciati, sia del ruolo vigile/repressivo dei mezzi navali preposti alla sorveglianza delle fasce costiere.

RESTA quindi una incognita a quali “canali” (direttrici) ricorreranno prima di rinunciare a cotanto business. Intanto l’immane massa dei migranti ripiega nell’entroterra e fino all’Africa sub sahariana.


Quella dei flussi migratori (e traffici) è una brutta storia tutta ancora da scrivere.

Nel nuovo scenario le Ong avranno, in mare, un ruolo sempre più marginale e “condizionato” dalle scelte strategiche dei paesi affacciati sul Mediterraneo.


Ergo.

In prospettiva la realtà sarà non meno difficile da “gestire” in termini di tutela dei diritti umani. La soluzione non è tuttavia nel “rimpiangere” il frenetico via vai di certe Ong.

Non mancano esempi mistificatori di “Untori” della parola


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