Persio Flacco (---.---.---.137) 5 maggio 2014 00:32

Washington non è ondivaga: semplicemente Obama, il presidente eletto con la più grande mobilitazione popolare degli ultimi decenni, è stato sconfitto e la lobby neocon-sionista è tornata a dirigere la politica estera statunitense.
Il discorso del Cairo di Obama, col quale aveva promesso un nuovo inizio nei rapporti tra USA e mondo islamico, dopo la stagione dello scontro promossa da Bush, era perfettamente coerente col programma politico col quale si era presentato agli elettori.
Uno dei punti qualificanti di quel programma, ed impegno implicito nel discorso, era la fine del conflitto tra Israele e arabi palestinesi, punto sul quale Obama impegnò la sua credibilità.

Si sa come è andata: il Congresso, in mano alla lobby sionista, cioè nazionalista israeliana, scese in trincea assieme ai potenti mezzi mediatici asserviti ai neocon, e di quel programma non restò nulla.
Per questo in una prima fase i militari egiziani permisero che piazza Tahrir voltasse pagina dopo 30 anni di legge marziale: gli Stati Uniti di Obama così volevano. Sconfitto Obama si è tornati all’antico, all’Egitto dei militari: l’unico "affidabile" per il regime nazionalista di Israele.
Lo strumento principe per avviare a reazione è stata la magistratura egiziana: rimasta anche sotto Morsi la stessa che ha avallato per decenni la legge marziale del Rais Hosni Mubarak.


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