(---.---.---.84) 10 dicembre 2013 18:48

Visto che non hai ancora avuto tempo di rispondermi comincio a difendere i quattro punti che per me rappresentano la cartina di tornasole per definire un partito di destra o di sinistra.

1 - la democrazia; si è vero quanto dici che la democrazia non è una prerogativa della sinistra e un tempo c’erano partiti di sinistra tutt’altro che democratici. E’ vero che un partito liberale è democratico (ci mancherebbe) e pur tuttavia - nelle condizioni attuali - è proprio nella destra (e non solo quella italiana) che nascono e si sviluppano pulsioni autoritarie. Al contrario è solo la sinistra (finiti i partiti comunisti) che difende sempre e comunque il sistema democratico, che ha un interesse vitale alla democrazia. Pertanto questa condizione seppur non di per se sufficiente è comunque una condizione che non può mancare.

2- 3 - li tratto insieme perché la risposta è unica. Un tempo, quando c’erano in Europa i partiti comunisti e quelli socialdemocratici - partiti che volevano costruire una società egualitaria, i primi per rivoluzione sociale i secondi per via democratica - la distinzione tra destra e sinistra era abbastanza semplice e si giocava tutta intorno all’egualitarismo (vedi in proposito N. Bobbio "Destra Sinistra" Donzelli editore 1994). Oggi che non esistono più ne i partiti comunisti ne quelli socialdemocratici (anche se per questi ultimi ve ne sono alcuni che ancora ne conservano il nome), l’egualitarismo si è "contratto" nelle politiche redistributive e nella difesa dello Stato sociale.

Sul quarto punto tutti d’accordo.

Ora - al di là delle contingenze tattiche - non mi pare che nessuno di questi punti sia stato messo in discussione nella vita del PD. Quindi il PD resta quello che era.

Ciò che invece Renzi ha seriamente messo in discussione (dandone qualche assaggio a Firenze con la privatizzazione dei servizi di trasporto urbano) è lo statalismo che gli ex comunisti (ma anche i cattolici popolari) si portano dietro come eredità del PCI e del cattolicesimo sociale.

Ed è proprio qui che tanti militanti ed elettori di sinistra che hanno votato Cuperlo si sentono fregati e gridano alla morte della sinistra.

In realtà ciò che è veramente morto è questa idea, tipica della tradizione culturale socialdemocratica, dello Stato che deve mettere bocca dappertutto (consentendo ai ladroni della politica di fare clientelismo a man basse e furti di denaro pubblico). Liquidata l’IRI negli anni novanta a prezzi di favore agli amici degli amici, il ceto politico italiano (DESTRA e SINISTRA) si sono applicati a costruire oltre 15.000 Spa e Srl controllate da Comuni, Province, Regioni e Ministeri, con le quali possono continuare nelle pratiche secolari del furto e del clientelismo. Società che ogni anno producono 30 miliardi di euro di passivi che la comunità deve ripianare.

Altra idea che è morta è quella di un falso egualitarismo che ha portato la sinistra a identificarsi con gli avversari della meritocrazia.

Infine è morto un gruppo dirigente che per un ventennio è rimasto saldo al comando della sinistra nonostante tutte le sciocchezze o complicità compiute. In un qualsiasi altro paese civile uno come Bersani dopo la batosta presa sarebbe stato mandato a zappare il giorno dopo, in Italia invece continua a dare fastidio, a imperversare.

Non se ne può più !!!

Caro Paolo, ma lo capisci o no che un anno di Cuperlo - Letta e Alfano ci porterebbe a un governo Grillo !??! Esattamente sei mesi fa Letta promise che i costi della politica sarebbero stati ridotti entro sei mesi. Dov’è questo provvedimento !!?????


Cari compagni ex comunisti piuttosto che pensare alla vostra identità perduta pensate al fatto che ormai nel parlamento italiano le forze antieuropeiste, anti euro, anti eqiutalia, che giocano allo sfascio sono maggioranza.

Per me ex comunista, ex socialdemocratico oggi mi sta bene il partito democratico e Renzi rappresenta l’ultima speranza per fermare lo sfascio dell’Italia.

P.S. sono sempre in attesa della tua definizione di sinistra Paolo.



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