Sergio Giacalone Sergio Giacalone (---.---.---.178) 18 dicembre 2013 12:48

Gentile amico, partiamo da posizioni talmente antitetiche che sarebbe assurdo pensare ad una conciliazione. Siamo ambedue consapevoli della irriducubilità delle nostre convinzioni e nessuno si farà mai convincere del contrario da qualunque tesi l’altro possa portare a suo carico. Dunque non cercherò minimamente di convincerla delle mie ragioni. Se le rispondo è solo perchè mi corre l’obbligo di puntualizzare alcune cose, in merito alle affermazioni da lei fatte, che rispondono a realtà oggettive e, come tali, da divulgare per dovere di verità.
Innanzitutto riguardo alla da lei supposta intoccabilità penale dei Re rispetto ai capi di stato repubblicani: lei sa bene che oggi gli ordinamenti giuridici nazionali sono ampiamente condizionati dalla giustizia internazionale; in particolare la giustizia penale internazionale non attribuisce alcun particolare significato alla distinzione fra monarchie e repubbliche. Ciò significa che il Capo dello Stato è preso in considerazione unicamente come rappresentante della sovranità nazionale del suo paese, sia esso re o presidente di repubblica. L’istituzione della Corte Penale Internazionale ha cristallizzato questo assunto: il suo Statuto, infatti, all’art. 27 sancisce il principio della "irrilevanza della carica ufficiale del reo, sia esso Capo di Stato (regnanti inclusi. ndr) o di Governo sia membro di assembela parlamentare". Si tratta di disposizione che deroga esplicitamente alla disciplina costiituzionale dello status penale del capo dello stato di pressochè tutti i paesi firmatari dello statuto, ma che è stata da tutti ratificata, ivi inclusi gli stati retti a monarchia. Ne consegue che oggi anche i Re possono esser posti in stato d’accusa. Le ricordo poi che non essendo le Monarche votate al suicidio, anche quando in passato esisteva la immunità totale del sovrano nello svolgimentpo delle sue funzioni, esisteva l’istituto dell’abdicazione, con il quale le monarchie stesse si tutelavano da Sovrani invisi al popolo o in altro modo indegni.
Detto questo noto con piacere che per avvalorare le sue tesi lei tira in ballo due profezie, quella esternata da Padre Pio alla Regina Maria Josè e quella più antica e controversa della Monaca di Dresda. Personalmente non subisco il fascino del trascendentale e ritengo che i fatti li determinino gli uomini e non i santi. Tuttavia quelle due profezie le conosce bene, trattando un argomento a me caro. E le dirò che lei non fa un buon servizio divulgativo se ne rivela solo la parte che rafforza le sue tesi. questo è tipico fare repubblicano.. (scusi l’ironia!) E’ vero infatti che le due profezie parlano della fine della monarchia e di un epoca repubblicana per l’Italia. Ma avrebbe dovuto anche aggiungere che esse in egual modo prevedono un ritorno del Re sul trono! Nono solo: Padre Pio da chiare indicazioni su chi sarà quel Re, ovvero non un diretto discendente dell’ultimo re d’Italia, ma un principe di ramo collaterale. Anche per il santo di Petralcina dunque il re dei sottaceti andrebbe lasciato al mondo che ha scelto per se stesso, spettando la corona d’Italia ad altro principe.
Si creda o no alle profezie il destino sembra avere dato ragione a Pio, per il solo fatto di avere dato al nipote dell’ultimo Re due figlie femmine mentre l’unico ramo Savoia perpetrato per via maschile è quello Aosta, con il principe Aimone padre di ben due figli maschi.
Non entro nel merito delle restanti valutazioni, frutto di sue convinzioni certamente radicate e che non intendo minimamente intaccare. Ho solo sentito il dovere di scrivere perchè credo fermamente che la verità vada sempre detta fino in fondo.


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