Non è certo una gran rivelazione il fatto che i sequestratori a scopo di riscatto non abbiano agito per generosità, ma per avidità.
Però nella sua intervista Quirico ci ha detto almeno quattro cose che non sono affatto banali.
1° Che lui, due anni prima, ad Aleppo, aveva conosciuto una "altra" rivoluzione, laica e libertaria, che stavolta non ha più incontrato.
2° Che ciò che lo ha più colpito è stata la disumanità dei suoi sequestratori, senza alcuna pietà per i sequestrati e, anzi, con disprezzo.
3°
Che i suoi sequestratori sognano il ritorno di un grande califfato
islamico che comprenda anche l’Andalusia e in cui i non-islamici siano
cittadini di second’ordine. Quindi, non si trattava di semplici avidi
delinquenti: sono spietati delinquenti ma che hanno un progetto ed una militanza politico-religiosa, e il loro progetto è preoccupante.
4°
Di avere sentito un colloquio in cui si affermava che le armi chimiche
fossero state usate dai ribelli e di avere il sospetto che ciò fosse
stato detto proprio "perchè lui riferisse". Quindi di essere stato in
una situazione difficile da decifrare.
Dalla sua posizione di
prigioniero Quirico non ha potuto avere una visione complessiva di ciò
che accade in Siria, ma ha saputo riferirci correttamente la sua
avventura senza pretendere di essere l’interprete di una realtà volutamente ambigua e falsata.
GeriSteve
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito