(---.---.---.234) 23 agosto 2013 10:44

Argomento e articolo molto interessanti, grazie per aver scritto.

Io ho diversi dubbi: da una parte l’autodeterminazione mi appare qualcosa come un "diritto naturale", dall’altra mi appare come un "problema mal posto", in quanto trascura il mondo circostante e le conseguenze dell’autodeterminazione.

 

Esempio banale: l’autodeterminazione dei popoli. E’ un principio che ereditiamo dal risorgimento e dal colonialismo, che però si applica malissimo alle situazioni attuali. Solo nel caso degli abitanti delle Falkland mi sembra indiscutibilmente giusto. Quasi sempre oggi l’autodeterminazione di un popolo implica la negazione di almeno un altro. Vedi il caso degli arabo-islamici palestinesi che si arrogano il diritto di definirsi "palestinesi", come se non lo fossero gli altri che vivono in palestina : ebrei (di razza o di religione), atei, cristiani, buddisti, arabo-islamici non nazionalisti e/o non sunniti.

 

Esempio meno banale: l’autodeterminazione di competenza-conoscenza.

Il protestantesimo ha affermato -incontestabilmente- il diritto individuale di leggersi ed interpretare la bibbia, senza la mediazione di un prete. La società però vieta -giustamente- a chi è impreparato di fare il medico o il costruttore di case, ponti ecc; ci sono ambiti in cui quella linea di confine è molto più discutibile: è giusto che chi non ha competenze economiche sostenga teorie malfondate come quella del "signoraggio bancario"? è giusto che chi è schiavo di sottoculture, crede alla TV , agli oroscopi e ai maghi si possa proclamare "cittadino" e abbia diritto di voto come un "vero" cittadino? e chi è schiavo di droghe? e chi lo è di religione?

Acquisite le dovute competenze, l’autodeterminazione professionale è -giustamente- un diritto civile individuale acquisto, ma oltre ad offrire un "ascensore sociale" teorico ha provocato gravi disagi sociali ed economici: figli di artigiani, di contadini e manovali che hanno respinto il loro "ruolo sociale", di cui la società avrebbe bisogno, che hanno studiato ed acquisito competenze di cui la società ha poco bisogno e che riserva a certe oligarchie.

 

 

Esempio non banale e attinente all’articolo, cioè l’autodeterminazione di genere e sociale: una coppia omosessuale si autodetermina come " genitori"; ma se agisce per diventarlo (con adozione o con fecondazione o altro) invade molto pesantemente la determinazione e la vita dei propri "figli".

 

Concordo che la negazione delle autodeterminazioni comporta delle "normalizzazioni", ma io ritengo che qualche compromesso fra il diritto di autodeterminazione e i diritti degli altri debba essere accettato: nell’articolo si accenna al diritto di disporre delle proprie eredità, e io trovo giusto che in Italia quel diritto venga limitato -non negato totalmente!- con quote di "legittima eredità familiare"; trovo anche giusto che quelle quote legali vadano riviste, ma considererei inaccettabile la totale deregulation. Del resto, in nessun paese civile è consentito ad un individuo di "autodeterminarsi" liberamente come ladro o come assassino; vorrà dire che qualunque patto sociale limita le scelte individuali ?

GeriSteve


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