Geri Steve (---.---.---.66) 22 maggio 2012 13:30

Istruttivo e interessante, grazie.

I richiami a Garibaldi, Cavour e Lamarmora fanno riflettere. 

Prima dell’unità d’Italia e della conquista dei diritti democratici, essere massone era probabilmente l’unico modo per "fare politica". Una volta conquistati i diritti, i massoni libertari avrebbero dovuto uscire allo scoperto nei partiti (come è successo per il partito repubblicano) e lasciare la massoneria (come invece non è successo).

La loggia Propaganda, cioè la P1, annoverava emblematicamente Garibaldi, ma in realtà rappresentava i poteri forti delle banche e dell’industria e condizionava il governo italiano. Ci ha regalato il crack delle banche, l’intervento nella prima guerra mondiale, il fascismo, ed è riuscita a lucrare anche sulla seconda, da cui l’Italia è uscita sconfitta, ma quei poteri no.

Il ruolo della massoneria nel sud Italia è molto meno chiaro, probabilmente è anche contradditorio.

Sembrerebbe che in Sicilia, Napoli (la camorra in origine era solo portuale) e Calabria le logge abbiano controllato e usato le mafie, mantenendo però una certa differenza, almeno di livello. Il modello devono essere stati i massoni inglesi-siciliani, che si accordavano sia con la delinquenza sia con lo stato borbonico. Le "famiglie" mafiose somigliavano alle "confraternite" o "compagnie religiose", non alle logge.

Questa storia della Scu presenta invece un quadro molto diverso: sembrerebbe che i suoi "clan" siano nati su preesistenti vecchie logge massoniche, probabilmente poco coordinate fra loro, fino all’arrivo dell’organizzazione Scu.


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