(---.---.---.189) 4 novembre 2011 03:10

Ragazzi avete preso un granchio grosso come una casa e non avete capito nulla di cosa c’è scritto, se volete pubblicare articoli tecnici prima rivolgetevi appunto a gente che ha conoscenze tecnico-giuridiche adeguate ad affrontare la questione...

Le armi comuni rimarranno quelle di prima, non è vero che non saranno più considerate armi, ma stiamo scherzando? Pensate che potrete comprare un fucile dal salumiere e senza licenza di polizia? Vi rendete conto della gravità di queste affermazioni? Sono inorridito.



Il catalogo sparirà perché dovrebbe distinguere tra armi comuni e armi da guerra (anche se poi ne è stato fatto un uso abusivo, visto che ogni tanto la commissione in base a come le gira decide *praeter legem* nuove regole in modo del tutto abusivo), e ogni arma che si vuole vuole sia venduta sul territorio nazionale deve passare da una commissione che la deve approvare e iscrivere. Ma il compito di distinzione tra arma da guerra e comune è già stato assolto dalla direttiva europea sulle armi e da una legge sul materiale d’armamento senza il bisogno di una commissione e di una burocrazia che costa centinaia di migliaia di euro l’anno e che rallenta la commercializzazione dei nuovi modelli.
E se la legge fissa a 30 giorni prorogabili a 60 il termine, la realtà è che ci sono istanze di catalogazione ferme da più di 500 giorni, bloccando quindi le (piccole) imprese che hanno già sostenuto l’ordine di produzione o importazione. Inoltre visto che nella commissione siedono gli industriali più grandi è naturale che i pesci più grossi si mangiano quelli più piccoli potendo rubare idee o ostacolare i concorrenti.
Insomma è solamente un modo per rendere le regole uguali per tutti, sia per i piccoli che per i grossi, sia per usare meglio i soldi pubblici, sia per levare burocrazia inutile.

Ma nella sostanza non cambia nulla per la sicurezza pubblica, perché se un’ arma non risponde ai dettami delle norme che definiscono ciò che è arma da guerra e ciò che non lo è non si potrà ugualmente venderla sul mercato nazionale. L’unica differenza è che le regole varranno per tutti e che si potrà proporre modelli sul mercato più velocemente, ma senza intaccare la sicurezza pubblica.

Inoltre c’entra poco con la caccia, visto che le armi comuni nel nostro ordinamento al momento sono quelle corte (pistole e revolver che sono proibite nell’attività venatoria) e carabine pari o inferiori al calibro 22 o comunque con un bossolo più corto di 40mm, armi che tra l’altro sono proibite per l’uso di caccia....

E se non fosse abbastanza la maggior parte dei cacciatori usa armi a canna liscia, che già ora non sono (per fortuna) oggetto di iscrizione al catalogo nazionale, eppure non mi risulta che vengano vendute al supermercato, ma che ci vogliano delle sudate licenze di polizia per comprarne una.

Per una volta che fanno una cosa trasparente e che rimette tutti all’ imparzialità della legge invece che a una commissione con tutti gli interessi che le girano attorno, perchè ci agitiamo?


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