Chi era Stanislao Barnaba morto avvelenato nell’anno 1904 per mano di potentato economico/sociale? E perché fu ucciso?
Figlio di numerosa famiglia annoverava, fra gli altri, due fratelli ed una sorella con abito talare ed un altro fratello il “mestri di Buç”.
Imbarcato su navi fece poi molti mestieri (oggi si direbbe polivalente).
Successivamente lavorò “pes Gjermanies” dove il suo nome Stanislao subì una modifica da parte dei colleghi perché a loro dire impronunciabile.
Da lì il soprannome che distinse la sua discendenza.
Slabar divenne pertanto uno pseudonimo riconosciuto ed una volta rientrato e sposatosi con ”Minse”, Anna Maria Taboga deceduta poi all’età di 79 anni il 2 ottobre 1939, ebbe la figlia Lucia il 12 maggio 1885 deceduta 16 marzo 1967, si dedicò a qualsiasi attività per sbarcare “il lunâri”.
Uno spirito da uomo libero; liberalsocialista ante litteram?
Nell’anno 1904 accadde che qualcuno dei “potenti” di Buja prese di mira la costruzione e l’area del Municipio: posizione strategica con antistante piazza e Duomo a lato.
Questi brigò per venirne in possesso, montando un “ambaradam” per spostare in altra posizione la sede municipale, artatamente fatta passare per migliore ed idonea: Villa Barnaba (una volta Villa Eustacchio: altra storia che meriterebbe un discorso a parte).
Come sempre accade in questi casi l’opinione pubblica bujese si divise in due parti: c’era chi parteggiava a favore e chi si schierava contro.
Fu pertanto indetta un’assemblea pubblica a Santo Stefano e qualcuno artatamente condusse l’assemblea “pro domo sua”: come certe assemblee sindacali e politiche odierne, di cui conservo imperitura memoria.
Ad un certo punto il mio avo, che si era recato colà con il suo mulo, visto che la gente parlava, parlava e non concludeva nulla, con il rischio che un’oligarchia potesse poi arrogarsi il diritto di decidere, propose di fare scegliere al suo mulo, in una specie di testa e croce.
La prima domanda fu: ”Il municipo deve essere trasferito a “Villa Barnaba”?” Il mulo scuotendo la testa rispose no.
Alla riprova con la seconda domanda se dovesse restare dov’era il mulo con il movimento della testa assentì.
Al che il mio avo emise la sentenza: “Vedete! Anche il mulo dice che deve restare dov’è.”
Immaginatevi la scena se al posto del mulo ci fosse stato un asino.
Alla fine dell’assemblea fu invitato a bere qualcosa “lì di Cavalét” e senza alcuna sentenza di morte si ritrovò cadavere all’età di 50 anni, in data 28 dicembre 1904.
Tutto questo l’ho in parte appreso da mia nonna “Lu(s)sie Slabar” e più compiutamente da mia zia Ines Riva ved. Covasso, tuttora vivente.
Trasposto ad oggi quest’evento dico: “Devo stare attento a non accettare alcuna offerta “da bere” per evitare di finire come l’avo. Il fronte favorevole al fotovoltaico di Buja è ampio, forse perché le persone non sono state compiutamente informate?
Alla meditazione delle persone bujesi la “vexata questio” con gli allegati informativi.
Mandi, Renzo Riva
Scritto in data 2006.05.22
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