(---.---.---.59) 24 gennaio 2014 18:43

Io non inseguo l’eccellenza, ma la concretezza nel ragionare. Ogni anno un popolo, qualunque esso sia, produce un insieme di beni e servizi, come questa massa di beni si distribuisce tra i componenti di quel popolo è frutto di decisioni politiche. Essere di destra o di sinistra significa avere parametri differenti sul come questa ricchezza va ripartita. Una politica di destra tende ad assegnare alle figure sociali più forti quantità maggiori di beni, una politica di sinistra tende a ripartire questa ricchezza prodotta in maniera più egualitaria, tutelando i soggetti più deboli. E’ questo il motivo per cui le sinistre europee nel secolo scorso hanno inventato lo Stato sociale.

Poiché questa lotta sulla ripartizione è iniziata quando gli uomini hanno smesso di fare i cacciatori-raccoglitori e si sono messi a coltivare, destra e sinistra sono categorie politiche che attraversano l’intera storia delle società umane a partire dalla rivoluzione agricola.

Ma ogni tanto c’è qualche furbone di destra, come Grillo/Casaleggio, (o qualche sciocco) che afferma che la distinzione tra destra e sinistra non esiste più, senza mai preoccuparsi di dimostrare le loro affermazioni balzane.

Per tua informazione Renzi ha l’obiettivo di costruire un partito democratico vero, cioè libero dai residui ideologici della socialdemocrazia ereditati dalla pratica politica del vecchio PCI, in primo luogo lo statalismo. Così come si sono liberati dalla socialdemocrazia le sinistre tedesche (1958), inglese (1994) e francese (presidenza Mitterand). E questo il motivo per cui Renzi ha posto l’adesione del PD alla famiglia socialista europea (che di socialista conserva solo il nome, ma di fatto sono dei semplici partiti democratici collocati politicamente a sinistra).


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