
"l’Ucraina è ad un passo dal crollo totale sotto l’avanzare dell’armata rossa..."
I lapsus sono rivelatori non di una mentalità nostalgica, può capitare, ma di una incapacità più profonda di capire la profonda trasformazione russa che di rosso non ha più niente ormai da decenni, nemmeno nel nome.
Solo così si può comprendere la convinzione, quantomeno prematura, di poter salutare il "crollo dell’Ucraina" con qualche soddisfazione nonostante la realtà sia sotto gli occhi di tutti: dopo DUE anni la superpotenza nucleare russa è riuscita solo a conquistare, a prezzo di decine di migliaia di morti, qualche porzione di territorio non molto più ampio di quello che controllava già da otto anni. E se ne è fatta sottrarre una parte propria.
Palesemente ha fallito tutti gli obiettivi primari che si era data: conquistare la capitale e bielorussizzare l’Ucraina o, almeno, conquistare la costa del Mar Nero fino a ricongiungere la Transnistria alla Russia stessa. Al momento non risulta altro che non siano le ambizioni di Vladimiro o le speranze dell’autore.
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