martedì 6 agosto 2013 - paolodegregorio

Una legge elettorale e una sul conflitto di interessi: ecco di cosa abbiamo bisogno

Dalla protervia eversiva di chi pretende l’impunità per i propri delitti (con cui lo status di politico non c’entra niente, visto che B. è accusato di reati comuni nei processi passati e futuri), dobbiamo imparare che la democrazia deve, in modo semplice e comprensibile per tutti, dotarsi di regole che la proteggano dai politici di lungo corso, per i quali più passano gli anni, più il potere politico diventa una droga insostituibile.

Il permanere un tempo indefinito all’interno del Parlamento, con tutta evidenza, ha creato una nomenklatura, nel PDL e nel PD, ormai una gerontocrazia, che pur di rimanere nelle stanze dei bottoni si è accordata sottobanco su tutto, fino all’appoggio comune al governo Monti e poi alle “larghe intese”, facendo finire ogni distinzione fra destra e sinistra, fra governo e opposizione. 

Una marmellata paralizzante incapace di trovare il bandolo della matassa per uscire da una crisi etica ed economica di grave pesantezza.

Una regola che stabilisse tassativamente che nessuno può essere eletto dopo aver compiuto due legislature, se avesse fatto parte della nostra legge elettorale, ci avrebbe liberato già da 10 anni di quelli che veramente comandano oggi nei partiti. E il signor Berlusconi sarebbe in galera senza i riguardi delle leggi ad personam e le varie prescrizioni.

Se poi vogliamo esagerare e desideriamo vivere in una democrazia autentica, dovremmo far tesoro della realtà di questi ultimi 20 anni, in cui il monopolio del potere mediatico, si è trasformato in potere politico, e stabilire tassativamente che chiunque possieda giornali, tv, radio anche locali, è ineleggibile in quanto partirebbe enormemente avvantaggiato in un competizione elettorale che deve rispettare pari condizioni di partenza.

Non sarebbe una rivoluzione, ma la nostra democrazia sarebbe sicuramente migliore con queste due regolette diventate leggi, e leggi diventerebbero se avessimo la istituzione democratica del Referendum propositivo senza “quorum” perché i cittadini sono infinitamente più democratici e avanti della gerontocrazia politica attuale.

 

Foto: Gabriele Mercadante/Instagram




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