mercoledì 4 gennaio 2023 - angelo umana

EO

Che dolce film quello dell'84enne Jerzy Skolimowski (autore anche di Essential Killing, notevole, del 2010) e, mi dice un'amica polacca, collaboratore a suo tempo di Wajda e Polanski. Il Premio della Giuria a Cannes 2022 non è per caso e il nostro asinello EO lo merita tutto. Esso non è il “monumentale” bove di Carducci (la cui casa è “prezioso” visitare a Bologna) ma certo è mite e diffonde un sentimento di pace, pazienza soprattutto.

Un critico cinematografico ha scritto sulla locandina dell'altrettanto “prezioso” cinema Edera di Treviso che Skolimowski ha riscritto un film di Robert Bresson del 1966 attribuendo a EO “emozioni e desideri, persino sogni e ricordi, quasi fosse un essere antropomorfo”. Ma è lecito chiedersi se un animale così umile e paziente davvero non colga la differenza tra la violenza di certi umani che incontra per la tanta strada che percorre e le dolci carezze della sua prima padroncina, la ballerina Cassandra di un circo fallito i cui animali vengono confiscati. Le lacrime di Cassandra quando lo perde sgorgano nel contempo a EO mentre osserva da lontano cavalli correre liberi.

Esso pare ripensare a lei, sognarla, desiderare le sue carezze: la cosa non è proprio inverosimile seppure antropomorfa. Desidera fuggire dalle cattive compagnie o padroni troppo esigenti e inospitali, “uomini rozzi e irosi che lo sottopongono a umiliazioni e sevizie” (così ancora recita la locandina) che incontra nel suo percorso dalla Polonia attraverso l'Europa, fino ad essere ospitato in un grande recinto di buoi in Italia, dove dapprima lo soccorre uno strano giovane prete-bello che lo porta nel giardino di una aristocratica e bellissima Isabelle Huppert. Quale rapporto la lega al giovane prete non mi è dato ricordare.

Nel suo peregrinare o fuga osserva ed anche compiange gli uomini. Ha incontri felici come quello con i bambini down ma anche umiliazioni e percosse terribili da una squadra di tifosi di calcio stolti, “ed ha ragione di pensare che le bestie siamo noi” (ma questo è Celentano).

Povero EO, lo abbiamo osservato in una stalla di cavalli ben curati, molto remunerativi per chi li possiede, così eleganti, signorili si direbbe, bestie che con le loro livree adornano le cerimonie umane mentre il nostro protagonista resta fuori a sostenere qualche grosso carico ed aspettare paziente, guardando gli esseri più fortunati. Non può la cosa non far pensare a tante differenti scale delle nostre società.

Skolimowski e la sceneggiatrice Eva Piaskowska arricchiscono la sceneggiatura e la fotografia di paesaggi magnifici che EO attraversa, come la vita nei boschi e un ponte sospeso su delle cascate che resta impresso per la sua bellezza. Immagini digitali e musiche rempiono la vita e il cuore. La dicitura di coda ci assicura che il film è fatto anche per amore degli animali e che nessun animale ha davvero subito violenza: la cosa ci rallegra ancor più (lo stesso era scritto per altri film, come non ricordare Corpo e Anima di Ildikò Enyedi del 2017!).

 




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