lunedì 15 marzo 2021 - Doriana Goracci

Yo-Yo Ma e un violoncello: e il Covid-19 scappò via (VIDEO)

“Ho capito che la mia passione non è proprio per la musica. La mia passione è in realtà per le persone. Quindi l'esplorazione di musiche diverse, di tempi diversi, ha a che fare con il tentativo di capire chi sono queste persone, cosa rappresenta questa musica e quale contesto vogliamo darle e cosa significa per noi in questo momento. " Yo-Yo Ma

 

Yo-Yo Ma Ma, 65 anni, ha ricevuto la sua seconda dose di vaccino, insieme alla moglie, Jill Hornor, al Berkshire Community College di Pittsfield, nel Massachusetts, sabato 13 marzo 2021. Quando è arrivato in clinica con il violoncello, l'infermiera che gli ha somministrato il vaccino gli ha chiesto se sarebbe stato disposto a utilizzare il suo periodo di osservazione di 15 minuti per offrire un breve concerto a chi era in sala d'attesa.

Non se l'è fatto chiedere una seconda volta... Yo-Yo Ma, violoncellista di fama mondiale, questa volta di fronte ad una piccolissima folla ha fatto muovere una grande gioia. Come riporta ABCNews, il famoso violoncellista era "felicissimo", ha detto Richard Hall del Berkshire COVID-19 Vaccine Collaborative, perché voleva "restituire qualcosa alla comunità". "Penso che tutti quelli presenti siano stati toccati solo ascoltandolo suonare". La contea di Berkshire, Massachusetts, è nota per la sua comunità artistica, e dopo un anno in cui le arti sono state in gran parte messe a tacere, "è stato davvero speciale ascoltarlo suonare il violoncello". Indossava berretto, maglietta e mascherina, socialmente distante dagli altri e ha suonato una serie di selezioni classiche, tra cui l' "Ave Maria" di Franz Schubert e la Suite per violoncello n. 1 di Johann Sebastian Bach in sol maggiore, Prélude.

JPEG - 124.3 Kb

Era Gennaio 2019 ,Yo-Yo Ma, cammina da solo sulla spiaggia, poi seduto accanto alla custodia del violoncello suona il Preludio di J.S. Bach's Cello Suite n. 2 in re minore. Ciò si svolge in una giornata grigia a Crane Beach, a pochi chilometri da casa sua a Cambridge, nel Massachusetts. E' stato un messaggio musicale per il mondo, che ha aperto un concerto virtuale per il World Economic Forum e l'Agenda 2021 di Davos. Tutti i musicisti che hanno preso parte hanno affermato di voler condividere "uno spirito di fiducia, connessione e speranza" in mezzo al COVID -19.

" Con i blocchi e le distanze sociali, questo è il momento degli strumenti solisti. Ma anche all'interno di quel mondo solitario, la musica di Bach ci unisce nel conforto, nella speranza, nello sforzo di migliorare le cose e, alla fine, nella risoluzione."

Allego qui l' ultima intervista tradotta per l' Italia del febbraio 2021. Comfort and Hope raccoglie la serie di brani che Yo-Yo Ma eseguì da casa - nel Massachusetts - durante il primo lockdown. I ricavi della registrazione di febbraio,sono devoluti a due fondazioni per musicisti in stato di indigenza, You'll Never Walk Alone, in duo con la pianista Kathryn Stott. E proprio quello stesso inno era in un  video del marzo 2020,dove un gruppo di medici di un ospedale inglesecantarono "You'll never walk alone", impegnati a fronteggiare l'emergenza Covid-19, intonarono l'inno del Liverpool per incoraggiare i propri colleghi nel reparto di terapia intensiva e si commosse l'allenatore dei Reds, Jurgen Klopp.

Era Novembre 2020, Yo-Yo Ma e Kathryn Stott, eseguono "Over the Rainbow" da "Songs of Comfort and Hope"

Oggi abbiamo il vaccino,i vaccini, spero che arrivino a tutto il mondo, per uscire fuori dal tunnel, dal buio. E la Musica come sempre, come ogni Arte aiuta la Vita. Grazie Yo-Yo Ma

Doriana Goracci

 

i video: https://www.youtube.com/watch?v=03GpPfOsFkQ

https://www.youtube.com/watch?v=RX3sFt9qD48

https://www.youtube.com/watch?v=1prweT95Mo0

Questa è l'ora più buia per i musicisti.

«C'è chi ha cambiato professione, ed è difficile dirlo, ma fa parte della vita. Il dramma è quando non si è neppure nella condizione di poter cambiare».

In America i musicisti soffrono ancor più che in Europa. Al Met di New York non c'è stipendio da un anno.

«È una situazione molto articolata, cambia da Stato a Stato. In Texas, per esempio, i concerti sono ripresi anche se con poche persone in sala. Lo stesso vale per Boston dove la vita concertistica sta riprendendo. Altrove è tutto fermo. Le piccole istituzioni sono già sparite. Così come è terribile la situazione dei freelance».

Per l'immediato futuro vede più ombre o luci?

«Dobbiamo puntare tutto sui vaccini e su una buona organizzazione per la distribuzione, conta poi una certa disciplina per contenere i contagi. Non c'è altra via d'uscita se vogliamo tornare a una esistenza che valga la pena d'essere vissuta».

Lei è stato premiato con la Medaglia Presidenziale della Libertà. Cosa è la libertà?

«Libertà è sapere dove sono i limiti e capire quando possono essere superati. Nasce dall'equilibrio tra forma e contenuto, capita che il contenuto superi la forma o che la forma imbrigli il contenuto perché l'essere umano ha limitazioni in termini di mente, immaginazione e corpo. C'è lo slancio a volare, ma anche la forza di gravità che ti riporta a terra».

Come si concilia la libertà d'artista con la «cancel culture»?

«Ammetto che non capisco fino in fondo questa nuova espressione, forse perché considero cultura tutto ciò che l'umanità ha inventato, a partire dai primi strumenti per l'agricoltura alla fisica e politica. Non mi è chiaro cosa si possa cancellare della cultura. Vogliamo cancellare, che ne so, Caravaggio? Veramente?».

Il suo penultimo cd s'intitola Consolazione e speranza. Cosa la fa star bene aldilà della musica?

«Non lo dico perché l'intervista è per un media italiano, ma nei momenti più tristi della pandemia confesso che chiudevo gli occhi e pensavo ai cipressi toscani, alla vostra bella architettura, mi immaginavo in una trattoria versando olio su pane e pomodorini, con la forchetta che affonda in una pietanza. Poi stappo una bottiglia di vino. Questa è l'Italia, un mix di sapori e di riti: pensarla mi dà sollievo».

Lavora spesso con Riccardo Muti, Sollima, collaborò con Morricone. Suona uno Stradivari e un Montagnana. Che altro è l'Italia per lei?

«Fabiola Gianotti, direttrice del Cern. Siamo entrambi nel board di Davos. È donna di scienza, ma anche grande umanista, conosce il greco, il latino, parliamo di tutto».

Ed è pure pianista.

«Vede queste registrazioni sul mio iphone? Me le ha mandate lei. Ci scambiamo spesso brani musicali. L'ultimo è l'Arpeggione di Schubert».

Cosa fa un violoncellista al Forum di Davos?

«La musica non nutre le persone e non risolve i conflitti, però tutti dobbiamo giocare il nostro ruolo. Non so quanto possa contribuire all'umanità, però voglio essere utile, anche solo ricordando che dobbiamo ripartire dai valori».

Quali anzitutto?

«Fiducia, servizio e verità».

Una verità che spesso sfugge agli economisti è che la cultura fa bene all'anima ma anche al Pil.

«Dipende come si misura ricchezza e benessere di un Paese. Usiamo l'indicatore economico oppure con quello della felicità come si fa nel Buthan? Ora i termini in gran voga sono ambiente ed economia circolare, e in questo rientra finalmente anche l'arte. La musica si realizza grazie all'unione di mente, cuore e mani come i mestieri prima della Rivoluzione industriale. Oggi usiamo cose fatte, preconfezionate, addirittura precotte. Ma nulla dà più soddisfazione di ciò che realizzi con le tue stesse mani. A partire da un buon piatto».

 




Lasciare un commento