mercoledì 15 settembre 2021 - angelo umana

Welcome Venice

Evviva, le moeche di Andrea Segre hanno vinto! O almeno sono state le protagoniste di un atroce dispetto fatto ad Alvise, massì, ad Alvise Ballarin (Andrea Pennacchi).

 Lui, con Toni e Piero, è uno dei fratelli che possiedono per eredità la casetta di famiglia alla Giudecca, la parte più povera di Venezia, ma rustica e verace, autentica. E' solo un caso che “moeche” (“molli”, i granchi quando perdono la corazza, buoni da mangiare impastellati con uova e farina e poi fritti) richiami il termine Molecole, altro film di Segre, sua testimonianza sulla Venezia deserta nel lock-down del 2020 e dei ricordi che ha del suo papà che alla Giudecca fu di casa.

E' un film-manifesto su visioni diverse che i veneziani stessi hanno della città, o di cosa molti vorrebbero che Venezia non fosse, una cartolina postale vivente che i turisti vanno a visitare ospitati in costosi bed and breakfast. Due dei tre fratelli vorrebbero tenerla la casa, serve per pescare dice quello con maggiore autorità, Toni (Roberto Citran), seguito da Piero (Paolo Pierobon) che ne sosterrà la volontà dopo l'improvvisa morte del primo, anche perché i turisti magari non tornano più, ma i granchi sì! Alvise invece ha il taglio più imprenditoriale, degli imprenditori azzardati però: altro ritratto tipico veneto, di presunti danarosi tutti brindisi e gioielli, e schei, ma è un veneziano che non sa nuotare. Liquida indebitandosi le famiglie dei fratelli per fare della casa proprio un b&b. Eppure osserva che Venezia non l'aveva mai veramente guardata, davanti al Ponte dei Sospiri non mi ero mai fermato... Sull'isola della Giudecca poi non c'è più nessuno dei nostri, un posto che a suo dire è isola di delinquenti sempre pronti a fare a pugni. In più, dicono altri, sarebbe un modo per fare schei dormendo, soldi veri senza più la vita faticosa in laguna di Piero, che in quell'abitazione ci vive (se mi lascio andare so' perso, altre parole sue).

Avvisaglie di una guerra familiare che monta paiono essere i rumori profondi del mare, simili a tuoni lontani, ma la disputa andrà come andrà. Il film è interessantissimo per l'autentica rappresentazione dei luoghi. I colori del film sono a volte scuri, bluastri, come a far presagire conflitti, a volte luminosi di una Venezia città aperta, una “caput-mundi” dove tutti vogliono prima o poi andare. Da amare sono i ritratti molto paesani che Segre ben conosce, i ritrovi familiari, un solo tocco solenne di campana al funerale di Toni, un Piero sognante ma amante delle sue fatiche quotidiane, che pure cita storie e fatterelli, curiosità o dicerie. Il nipote adolescente di Piero che col nonno scopre angoli di cui è impossibile non innamorarsi e sembra imparare presto il mestiere del mare, e amarlo. Del resto era stato detto anche in Molecole, che chi impara a pescare starà bene tutta la vita.




Lasciare un commento