giovedì 11 luglio 2013 - Lorenza Morello

Web reputation e reputazione reale

Ragazzine si tolgono la vita per un video su Youtube. Politici (o, nel caso di specie, meglio dire "politicanti") passano il tempo a discorrere tra loro su "Chi ha scritto su Facebook cosa" "Ah, quindi quello ha scritto che sono un incapace? Bene, allora troviamo qualcuno che con una falsa identità gli risponda che è l'amante di sua moglie". Alta politica, alti problemi. Alta scuola.

Siamo nell'epoca digitale, macché dico, di più, siamo iper informatici, iper connessi, iper informati. Siamo iper iper.

Eppure, tutta questa informatizzazione, l'essere sempre (iper) connessi ed (iper) informati ha mutato il senso della realtà oggettiva. Già, perche spesso si avverte una discrepanza, una spaccatura, nei casi più gravi un vero e proprio baratro tra ciò che si è realmente e ciò che Internet, senza alcun controllo, racconta. Un giornalista che pubblica su una testata una notizia priva di "pezze d'appoggio" rischia una querela e molto altro, su Internet la macchina del fango non ha bisogno di appoggi, bastano un buon committente e una tastiera, e il gioco è fatto.

Ed ecco che amori dissacrati possono esser sbattuti nella nuova agorà, per il pubblico ludibrio di chiunque, del tutto incuranti delle conseguenze che questi possono avere sui soggetti colpiti. Fango che genera altro fango, che genera turbamento e, nei casi più gravi (lo abbiamo visto) addirittura la morte.

Ma tutto questo perché? Forse perché, al di là dell'essere il nuovo covo dei pirati, Internet e le sue deviazioni si insinuano nelle crepe del cuore dei più deboli. Sta lì, piano piano, e scava un solco enorme in anime fragili, non pronte e non temprate per questo mondo. Il tutto corroborato dal fatto che, vivendo noi nella civiltà dell'apparire, spesso dimentichiamo quanto sia più importante essere. Ciò che gli altri dicono a proposito, è un problema loro.




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