sabato 7 novembre 2015 - Annalisa Martinelli

Vittorio Sgarbi: “Rina non è morta, si è trasferita altrove”

Commozione al funerale della madre.

“Rina si è trasferita altrove”. Sgarbi ci prova a svicolare dalla morte della madre, a scherzarci su, a distaccarsi, ma è un fatto inevitabile, che lo travolge. Arriva in ritardo (di quasi mezzora) ed appare “disarmato”, quasi impreparato. Questa è una prova che nessuno vorrebbe mai affrontare.

Senza la corazza aggressiva, Vittorio Sgarbi mostra l’animo di una profondità rara e, del resto, per chi apprezza e indaga con tanta dedizione la bellezza dell’arte e della letteratura, non potrebbe essere diversamente.

Le esequie si svolgono nella piccola Chiesa di San Gregorio Magno, nel cuore di Ferrara, la stessa dove Rina Cavallini ha sposato il suo amato Giuseppe, detto Nino. Sessantacinque anni di matrimonio. Un’intera vita. E proprio per questo il marito non è presente, oltre che per un problema di salute, si sente perso e non ce la fa ad affrontare il funerale. Rina Cavallini Sgarbi è mancata martedì sera, all’età di 89 anni.

Nella chiesa gremita, una cerimonia molto sentita e intima, al di fuori del comune, tra pensieri, applausi e musica. Morgan ha suonato per lei un brano di Bach, musicista che sintetizza l’amore per la matematica e per l’arte, le stesse passioni di Rina.

Molte le testimonianze di chi ha conosciuto la farmacista di Ro, mai atteggiata a personaggio pubblico in quanto madre di Sgarbi, e che la descrivono come una donna forte e vitalissima, di un gusto eccelso, colonna portante all’interno della famiglia. Presenti le istituzioni di Ro, il parroco di Stienta, paese di origine del marito, scrittori noti e meno noti, Tony Renis, Morgan e Sabrina Colle, fidanzata di Vittorio Sgarbi.

La figlia Elisabetta l'ha accudita, fino a ribaltare i ruoli. Le è stata vicina fino all’ultimo momento, quello del passaggio verso l’altrove. “Negli ultimi tempi ho scoperto la debolezza di mia madre e mi sono ritrovata a farle da mamma. Ad un certo punto in questi giorni, mentre aspettavo Vittorio… guardandomi allo specchio, ho visto nei miei occhi i suoi. L’ho visto veramente. E quindi chi volesse ancora incontrare mia madre, ritrovare la sua energia d’amore, parli con me”. Applausi generosi, per una sorta di partecipazione attiva, un abbraccio sonoro.

Arriva il momento di Vittorio. Lancia dal pulpito la sua voce incrinata e spaesata, come una piccola imbarcazione che prende il largo nel bel mezzo di una tempesta, con il mare increspato dalle onde, che non sa se prenderà il vento favorevole o contrario per arrivare alla meta. “Ho sempre parlato di morti, che poi sono più vivi dei vivi… ma parlare di mia madre…”. Un attimo di smarrimento. Subito riesce a riprendere il timone e, con una virata decisa, formula un’analisi talmente profonda e appassionata da stupire probabilmente anche se stesso. Un discorso indimenticabile. Come un suonatore d’arpa, pizzica tutte le corde necessarie a dipingere nell’aria l’amore ed il dolore per la perdita. Si osserva anche dall’esterno, e si rende conto che pur sfuggendo all’idea di una famiglia, vista come una gabbia stretta, si ritrova a decantarne le virtù, in nome di quell’esempio così forte sotto i suoi occhi, che l’ha forgiato. “Quando nella splendida architettura della famiglia, si perde una colonna è l’inizio del crollo, del cedimento”.

Sgarbi è riuscito anche a lanciare una polemica contro la Chiesa: “Sono orgoglioso di essere italiano e cristiano, ma il problema di questa religione è che ci fa sentire sempre dei peccatori, in colpa per qualcosa. Non penso che mia madre debba sentirsi in colpa”. E ancora: “Se siete qui è perché mia madre ha avuto un rapporto unico e speciale con ognuno di voi. Non era solo mia madre, era la Rina”.

A chiudere la cerimonia, il duetto di Morgan e Tony Renis, in perfetta sintonia intonando la sua canzone preferita, Piove (Ciao, Ciao bambina) di Domenico Modugno: “Ciao, ciao, bambina, non ti voltare. Non posso dirti rimani ancor. Vorrei trovare parole nuove, ma piove, piove sul nostro amor."

E alle parole di questa canzone, Vittorio Sgarbi si emoziona, lascia andare le lacrime. Grande commozione e forti applausi.

I fratelli Sgarbi cercano di salutare tutti, osservano chi c’è, con sguardi attenti, lei dietro gli occhialoni scuri. Strette di mani, abbracci e gratitudine.




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