giovedì 17 novembre 2016 - Camillo Pignata

Vittoria di Trump: non è la sconfitta del potere finanziario

E' inutile farsi illusioni, la vittoria di Trump anche se avviene contro l’establishment, non sposta in avanti il quadro politico, non segna la fine del dominio della finanza sulla politica, non prepara il ritorno della politica dei diritti, e la ritirata della politica del capitale. Tutto è cambiato ma nulla è cambiato, perché negli USA, non c'è stato uno scontro tra potere finanziario e politica, tra establishment e cambiamento, ma uno scontro tra destre diverse, quella finanziaria e quella dell'economia reale, quella bianca razzista contro quella più integrazionista, quella che utilizza il populismo, contro quella che domina ed utilizza i media Il tutto in attesa di un ricongiungimento di Trump, nel seno del potere finanziario.

Alla fine della storia non c'è stata la vittoria del potere politico che limita lo strapotere finanziario. Il potere finanziario ha cambiato volto, ma è restato nella cabina di comando, più forte di prima, perché oggi utilizza il potere politico, per conservare la sua egemonia. Trump è una pedina del potere finanziario. La destra finanziaria utilizza, quando è necessario, la destra politica. E in questo momento fa comodo la destra politica. Il capitalismo finanziario sta implodendo nelle sue contraddizioni, il popolo è sempre più restio alle manipolazioni mediatiche, il razzismo diventa sempre più di massa, le barricate, i muri, le condizioni degli operai e dei precari dei disoccupati al limite del punto di rottura.

C’è il rischio di una rivolta popolare che può creare le condizioni per la nascita di una forza politica di sinistra in USA e in Europa, che si può sottrarre al dominio della finanza, che può ripristinare l’autonomia della politica dalle banche. C’e tutto questo da governare, e così Trump, dichiara che il muro si farà, e che due o tre milioni di clandestini saranno espulsi, ma solo quelli con la fedina penale sporca. E la risposta del potere finanziario alla questione immigrati, mentre alla crisi economica la risposta è la crescita, e le infrastrutture. Tutto ciò mentre la destra politica, quella di Trump, diventa sempre più finanziaria. Sono dirigenti di banca, componenti del suo governo. Nella sua prima intervista ha detto che vuol ridurre i controlli sulle banche, di comunità e le banche regionali e l’influenza del governo federale rispetto ai prodotti di finanziamento al consumo, quali mutui e anticipi sullo stipendio, e definire una nuova disciplina per le assicurazioni e i gestori patrimoniali Non a caso, dopo i primi momenti di incertezza, la borsa non ha avuto impennate, mentre i titoli del settore bancario sono in salita.

E la sinistra? La sinistra è fuori, perché per troppo tempo è stata lontano dalla sua gente. E allora quale alternativa a questo gianobifronte, a questo unico avversario che ha due facce, quella di Trump e quella di Juncker? L’alternativa è la sinistra radicale, perché radicale è destra politica di Trump, perché radicale è la destra finanziaria di Hilary, Merkel, di Juncker e Renzi.

E' di destra radicale il programma del miliardario, è razzista il suo odio contro gli immigrati. E di destra radicale la Troika che in Grecia ha fatto un colpo di stato.è di destra radicale, la politica di austerity, che in Grecia e ora anche in Italia provoca la morte di gente che non ha i soldi per curarsi. Per chi suona questa campana? Riuscirà a scuotere il popolo dal suo torpore e a riportare la sinistra nelle periferie, dai disoccupati, dagli operai, dai precari?




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