venerdì 2 settembre 2022 - Alberto SIGONA

Violenza sulle donne, adesso basta!

Fra i tanti oneri che attendono il prossimo Esecutivo, c'è quello di porre fine (sarebbe ora!) ad un deprecabile fenomeno che da molto tempo caratterizza la nostra società.​ Un grave e vergognoso problema che purtroppo non accenna ad attenuarsi, e per porvi un freno occorre la serietà delle nostre istituzioni.

 

Il 25 settembre, come ormai tutti saprete, si terranno le elezioni legislative, e gli italiani saranno chiamati a decidere da chi farsi rappresentare in Parlamento. Chi verrà eletto ovviamente non si saprà prima di quella data, ma una cosa è certa: chi avrà l'onore di guidare il Paese dovrà farsi carico di svariati ed ingombranti oneri la cui portata ha pochi precedenti nell'Italia post bellica. La nostra Nazione, in effetti, sta vivendo un periodo storico molto complicato e delicato, condiviso – magra consolazione, sob – con quasi tutti i membri dell'Eurozona (e non solo quelli), alle prese con una congiuntura internazionale a dir poco sfavorevole, i cui effetti malefici stanno riportandoci a tempi remoti che credevamo estinti e non più riproponibili. L'assurda ed ignobile guerra (ma lo sono tutte le azioni belliche avviate motu proprio e sine causa) intrapresa dalla Russia di V. Putin sta facendo sprofondare tutte le nostre certezze che negli anni si erano consolidate per bene, gettando nello sconforto e nell'insicurezza ad ampio raggio milioni di persone, per una sciagura che naturalmente va ad aggiungersi ai già numerosi, e spesso atavici, problemi di matrice interna che ciascun Paese – Italia compresa – deve affrontare regolarmente. Ed è proprio di uno di questi che a grandi linee vorremmo trattare in questa sede. Con la speranza viva ed incondizionata che il prossimo Governo, di Destra o di Sinistra, possa affrontarlo con serietà, lungimiranza e concretezza, tanta concretezza. Quella concretezza che nelle nostre istituzioni latita da molte, troppe generazioni. L'Italia, o per meglio dire, gli italiani sono da tantissime decadi alla perpetua ricerca spasmodica di fatti. Tangibili, materiali, reali. Di parole al vento ne hanno sentite a dismisura. Ma di questioni risolte no, quasi mai. In genere ci si deve accontentare della loro ombra, di qualche tenue traccia, dell'ennesima illusione. Potremmo scrivere libri sul tema, sprecando fiumi d'inchiostro sulle teorie – poi rimaste incompiute – espresse in campagna elettorale dai vari politici di turno o aspiranti tali succedutisi negli ultimi decenni, e allora per non dilungarmi troppo sino alla noia comatosa, e per non correre il rischio che la prolusione inghiotti l'argomento in oggetto, mi fermo qui.

UN FENOMENO SOTTOVALUTATO

Dicevamo dei problemi che attanagliano (a volte sino al midollo) il nostro Paese. Chiaramente non potremo esporli nella loro interezza, ma ci limiteremo a citarne uno che mi (e spero... ci) sta molto a cuore, estrapolandolo fra quelli più rilevanti, odiosi ed urgenti, e riguarda la donna e la sua sicurezza. L'ultimo caso tragico ed aberrante che ha coinvolto Alessandra Matteuzzi, la povera donna selvaggiamente uccisa dal suo ex compagno, accende ancora una volta, in maniera accecante, i riflettori sul tristissimo, inquietante e barbaro fenomeno, indegno di una società che si reputa moderna e civile, della violenza sulle donne, che ribadisce una volta di più, a caratteri cubitali, la necessità preminente ed improcrastinabile, di apportare delle sensibili migliorie al nostro sistema nella sua globalità. L'omicidio di Alessandra è soltanto l'ultimo drammatico e palese esempio di come sinora non si sia fatto abbastanza per scongiurare simili episodi terribili, che ci inducono a puntare il dito contro coloro che per obbligo istituzionale (ma anche per dovere morale e civico) dovrebbero tutelare la collettività, specialmente le persone più esposte a subire azioni malvagie, e che invece non riescono (o non vogliono?) ad evitare che una donna venga assassinata a martellate, in strada o nella propria abitazione non fa molta differenza. Evidentemente le istituzioni preposte (ed i nostri politici) non hanno ancora compreso (o fingono di non comprendere) la gravità del tema, e tendono a derubricarlo a qualcosa di marginale, di relativamente serio, quasi fosse un fenomeno fisiologico della natura umana, a cui è persino inutile tentare di porvi rimedio.

E' ARRIVATO IL MOMENTO DI AGIRE

Invece le soluzioni, o comunque i modi per attenuarlo notevolmente, e ridurre la percentuale delle donne oltraggiate nella loro integrità psicofisica dal proprio compagno, ci sarebbero, ed andrebbero adottate senza se, senza ripieghi e senza però, forse o vedremo. Il momento di agire è arrivato da un pezzo, e se permettete vorrei proporre qualche idea al futuro Esecutivo. Innanzitutto quando una donna, come nel caso della 56enne di Bologna, trova il coraggio di denunciare alle Autorità il suo aggressore o stalker (ma a volte le due “qualità” coincidono), ella deve trovare immediatamente l'opportuna protezione da parte dello Stato, magari immettendola in un rigido programma di protezione ad personam, di quelli che ad esempio vengono garantiti ai testimoni in processi di mafia o ai collaboratori di giustizia, senza adottare rinvii (anche se siamo a Ferragosto...), senza scadere in puerili rimpalli di responsabilità o invocare la dea Burocrazia. Colui che viene fatto oggetto di accuse da parte della vittima, dal canto suo, entro pochissime ore dovrà essere messo in condizione di non nuocere (la tecnologia oggi aiuta tantissimo in questa direzione: braccialetto elettronico, videosorveglianza...), e nei casi più gravi, ovvero quando non sussistano ragionevoli dubbi sulla colpevolezza dell'aggressore o stalker, in attesa che venga espletato il procedimento giudiziario (la cui lunghezza mal si concilia con l'urgenza di porre in sicurezza la vittima), costui dovrà essere posto in custodia cautelare in carcere (altro che divieti di avvicinamento che sono ben lungi dallo scongiurare il peggio...), e se il suo comportamento lascia presumere uno stato psichico anormale (ad esempio, quando lo stalker o aggressore pretende l'amore di una donna adoperando le minacce o la violenza, classico comportamento di chi quasi certamente ha seri problemi mentali), questi dovrà sottoporsi coattivamente ad un accurato controllo medico, e nel caso vi siano tutti i presupposti, si dovrà procedere col ricoverare il soggetto in una clinica ad hoc. Per tutelare la sua e l'altrui incolumità (e non certo per punirlo...). Inoltre, dopo l'eventuale sentenza definitiva di colpevolezza (che dovrà emettere una pena esemplare che funga da valido deterrente per altri aspiranti uomini violenti), il soggetto, per evitare che possa vendicarsi della vittima che a suo tempo... osò denunciarlo, andrebbe sottoposto ad un regime di sorveglianza speciale per un lasso di tempo considerevole (necessario per far svanire certi propositi criminali), assicurandosi nel frattempo che i suoi comportamenti post detentivi siano idonei alla sicurezza degli altri, specialmente di chi gli sta vicino. Insomma, se si vuole affrontare il problema in maniera seria ed efficace, occorre essere risoluti ed inflessibili. Ed a tutto ciò andrà affiancata, guai a dimenticarlo, l'educazione al rispetto altrui, da inculcare già nella più tenera età. Perchè quello della violenza sulle donne è prima di tutto un problema culturale, che riguarda l'emancipazione errata o insufficiente della mentalità maschile. Altrimenti ci ritroveremo ancora a piangere e commemorare altre cento, mille, diecimila Alessandre uccise a martellate. Ed un'altra come Evelyn Cunningham avrà tutto il diritto di affermare che “Le donne sono l’unico gruppo oppresso nella nostra società che vive in intima relazione con i propri oppressori”.

Alberto SIGONA

 

 

 




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