venerdì 7 luglio 2017 - Elena Ferro

Violenza sulle Donne | Vi chiedo, signori, se apparteniamo entrambi al genere umano

Certo che di strada ne abbiamo fatta noi donne, anche se a volte ho l'impressione di procedere a ritroso.

Dagli anni '70 ad oggi abbiamo denunciato, lottato, conquistato, fatto una campagna culturalmente imponente capace di cambiare le regole della famiglia tradizionale, patriarcale. Regole scritte sulla pelle delle donne come un tatuaggio che poi piano piano è andato sbiadendo.

Forse pensavamo di aver raggiunto una cima che cima non era, o forse semplicemente a un certo punto il piano è cambiato e noi abbiamo cominciato una discesa, a tratti ripida e pericolosa. Così la vedo io care Volpi, non so voi.

É che da un pò di tempo sento il bisogno di chiamare in causa anche i nostri amici uomini. Specie in questi giorni, in cui il corpo e l'identità delle donne è tornato fatto di cronaca, troppo spesso nera. Perciò vorrei rivolgere loro una serie di domande semplici semplici, solo per chiarire i miei dubbi e avviare una qualche riflessione, o almeno provarci.

Certo, insieme. Perché a dire la verità, non è che veda un'altra possibile via d'uscita.

Le mie domande, signori miei, a proposito delle donne

Quando ascolto le ultime notizie di cronaca che parlano di donne, subito mi pare di avere una piuma d'oca che si erge in verticale sul cuscino, mentre sono comodamente sdraiata sul divano. Punge e mi fa sobbalzare, lasciando a lungo un segno nella carne.

Non so se le notizie di branchi, di ombrelli, di roghi e di disperazione fanno lo stesso effetto anche a voi, ma di sicuro vale la pena di rifletterci sopra, perché se c'è una cosa che proprio non comprendo è il perché. E dunque, scusate se insito, ma domando, nella speranza che qualcuno spieghi, risponda, chiarisca. Tutto questo dolore deve pur avere un perché, per quanto orribile, solo così potrà avere una fine.

Per esempio, quando in ufficio state pensando di mettervi in mostra con le vostre capacità e vi si chiede ampia disponibilità oraria, come reagite?

 

Pensate a cosa vi aspetta a casa, alle incombenze, agli orari, ai figli, alla cena, alla mamma anziana che ha bisogno di voi? O vi fiondate a capofitto, tanto qualcuno poi ci pensa?

Già, mica potete fare tutto voi.

E spiegatemi per quale arcana ragione, se siamo tutti intorno a un tavolo per fare una discussione, rigorosamente tra pari, e a qualcuno viene voglia di un caffè, è sempre la solita collega che si alza per farvelo?

 

E se in quella stessa stanza entrasse un "forestiero" e dovesse rivolgersi al capo, perché l'ultima persona che guarderebbe in faccia è proprio la collega che vi sta servendo il caffè?

Non dite che non vi è mai capitato, a me davvero un sacco di volte. E se non riflettiamo sul nostro quotidiano, allora non riusciremo mai a comprendere cosa ha disturbato molte di noi a proposito della vicenda di Sulmona e degli ombrelli.

Voi cosa avreste fatto se vi foste trovati su un palco a discutere di futuro, uomini tra uomini, alti rappresentanti istituzionali, e a un certo punto la pioggia o il sole torrido vi avesse dato a tal punto fastidio da impedirvi di proseguire nelle vostre profonde e argute argomentazioni?

Se qualcuno vi avesse offerto riparo con un ombrello, avreste di certo accettato, come gesto di buona creanza. Poi avreste afferrato l'ombrello e vi sareste riparati da soli.

Invece la fulgida classe politica abruzzese e dintorni, senza alcun apparente disagio, ha ben approfittato di tali moderne cicisbee apparse quasi per caso. Che alla fine fa sempre piacere che qualcuno mostri un pò di sana riverenza per il potere.

Non serviva mica scomodare la parità per sollevare un polverone, bastava un pò di sano buon senso.

Per non parlare di Pimonte.

Che direste voi se i ragazzetti di un paese di circa seimila abitanti si dilettassero una sera a stuprare ripetutamente una loro coetanea, solo per fare una, come l'ha chiamata il Signor Sindaco (uomo)? Una bravata?

 

Che fareste poi se quei ragazzi fossero i vostri figli?

E se vi chiedessero conto in paese di cosa avete visto, voi cosa rispondereste?

Che voi lo sapete, vero cari amici, che la violenza sulle donne uccide due volte? La prima quando essa si compie nel fisico e la seconda nell'anima. L'una può anche passare, ma la seconda, no. Per non parlare dell'indifferenza, dell'impunità, della negazione. Ferite, ferite e ancora ferite.

Non è che possiamo parlare di genere umano, prima ancora che di genere e basta?

La smetto, d'accordo. E scusate se vi ho tirato in causa. Se avete la coscienza pulita, se vi sentite a posto perché vi ritenete (e lo siete senz'altro) sinceri democratici e appassionati di equità, mi chiedo se voi, uomini e donne per bene, se noi possiamo considerarci al di fuori dello scontro che da tempo si sta conducendo.

Se possiamo sentirci al riparo. La società è cambiata, è capace di grandi slanci di generosità, come il marocchino che afferra senza timore di bruciarsi un estintore per spegnere l'incendio che Concetta, la donna licenziata e senza reddito di Torino, ha attinto su di sè, ma anche di brutali orrori contro le donne, come lo stupro, il femminicidio, la segregazione lavorativa e sociale dei generi.

Insomma, non è indifferente se remiamo da una parte o dall'altra della barca, che il mare è periglioso e abbiamo bisogno di tutte le forze, unite. Non ci basta la compassione né il conforto di una pacca sulla spalla. Abbiamo bisogno che voi, amici uomini, questa battaglia la conduciate con noi, alla pari. Insomma, battete un colpo.

Ve lo chiedo perché in gioco è il genere umano: l'unico genere a cui tutti apparteniamo.

 




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