sabato 3 ottobre 2015 - Giovanni Graziano Manca

Vintage music, Le Orme: storia di uno dei migliori gruppi dell’italian progressive

Anni fa fece capolino sul mercato dei dischi un cofanetto in edizione limitata di undici CD delle Orme. La preziosissima raccolta comprende Collage del 1971 e passa per Uomo di pezza (1972) Felona e Sorona (1973), In concerto (1974) e Contrappunti (1974) fino ad arrivare al disco Orme del 1990. La collezione riproposta non comprende però i primi due lavori del gruppo di Mestre, Ad Gloriam e L’Aurora, che risalgono alla fine degli anni Sessanta e sono caratterizzati da un sound che si muove tra beat e psichedelia.

Non sappiamo se il cofanetto sia ancora regolarmente in commercio o se sia possibile reperirlo unicamente sul mercato dell’usato, tuttavia riaffermarne l’esistenza può fornire agli appassionati una occasione per riparlare di uno dei sodalizi musicali più rappresentativi del progressive pop italiano. La prima formazione delle Orme annoverava Tony Pagliuca alle tastiere, Aldo Tagliapietra alla voce, Michi dei Rossi alle percussioni, Claudio Galieti al basso e Nino Smeraldi alla chitarra. Perduti Galieti e Smeraldi l’organico del gruppo si assesta su un insieme strumentale che sarebbe durato fino alla metà degli anni Settanta e che si compone delle tastiere suonate da Pagliuca, del basso elettrico e dell’occasionale chitarra acustica ora suonati da Tagliapietra e delle percussioni di Michi dei Rossi. Dopo l’uscita dei primi due dischi entrambi influenzati da tendenze musicali anglofone e oggi ingiustamente quasi dimenticati, Le Orme, sulla scia di gruppi inglesi come i Quatermass e gli ELP , che inserivano nella loro musica suggestioni musicali di derivazione classica e si distinguevano per un impiego massiccio di strumenti a tastiera, diedero vita in Italia, insieme alla Premiata Forneria Marconi, al Banco del mutuo soccorso e ad altri, al primo nucleo di quel filone musicale che va sotto il nome di progressive rock.

A livello internazionale il genere citato fu rappresentato da gruppi inglesi come gli ELP, i Genesis, gli Yes, i King Krimson, i Camel, i Gentle Giant, e cosi via. Il periodo che va dal 1971, anno di uscita di Collage, al 1974, anno in cui Le Orme registrarono Contrappunti, può essere considerato come quello più ispirato dell’intera carriera della formazione veneta. Tra tutti i dischi pubblicati in quel periodo da Pagliuca & co., Collage viene ricordato oltre che per la splendida copertina apribile a libro all’interno della quale si trova una bella immagine del gruppo in versione flower power, per il brano strumentale iniziale che dà il titolo al disco, una sorta di ‘inno’ nella cui parte centrale si ascolta il prezioso barocchismo di un celebre brano musicale di Scarlatti e per le canzoni Era inverno, Cemento armato e Morte di un fiore. Le canzoni di Collage sono valorizzate da testi di denuncia sociale davvero inconsueti per l’epoca in cui vennero scritti. Sotto un profilo più strettamente musicale, invece, troviamo in questi brani sia il retaggio delle precedenti esperienze beat del gruppo sia quel sound ‘avanguardistico’ più articolato e ‘difficile’ che iniziava a nascere proprio in quegli anni. Per l’attualità del messaggio di cui si fanno portatrici Cemento armato e Morte di un fiore possono essere ascoltate ancora oggi senza che si abbia l’impressione di essere capitati nel secolo sbagliato.

Uomo di pezza segna l’ingresso delle Orme anche nell’olimpo dei gruppi più fortunati sotto il profilo commerciale. L’album rimane nella storia del pop italiano per lo straordinario successo avuto dal singolo che ne faceva parte, Gioco di bimba, ma anche perché tra le tastiere suonate da Pagliuca compare forse per la prima volta nella strumentazione di un gruppo pop italiano (altri precursori in questo senso furono Battiato, PFM e Banco del mutuo soccorso) il Moog, lo strumento creato dall’ingegnere del suono Robert Moog già utilizzato nel mondo della musica anglosassone, in grado di riprodurre una notevole gamma di suoni sintetizzati. Felona e Sorona è un album concettuale che racconta dell’eterna lotta tra bene e male in una lunga suite, serie di tracce che si susseguono senza trovare soluzione di continuità. Felona e Sorona è una delle espressioni migliori della musica delle Orme: il gruppo riuscì addirittura ad approntare una versione dell’album che fu distribuita anche nel Regno Unito; la traduzione dei testi in inglese fu per l’occasione curata da Peter Hammill, cantante che allora faceva parte di uno dei più noti gruppi di rock progressivo di quel paese: i Van der graaf generator. In concerto fu registrato al teatro Brancaccio di Roma e costituisce la primissima esperienza live registrata da un gruppo pop italiano; la prima facciata del disco è inedita e presenta un’unica composizione intitolata Truck of fire. Contrappunti è forse il disco più complesso della formazione. Barocchismi e classicismi strutturali ne contraddistinguono fortemente (e a mio avviso, ma quando si parla delle Orme io da sempre sono di parte, tutt’altro che negativamente) i contenuti. Di questo disco ho sempre in mente i brani Asia, Contrappunti e la delicatissima Frutto acerbo. Si interrompono con Contrappunti le vicissitudini progressive di Pagliuca, Tagliapietra e Dei Rossi. Tra i dischi successivi Smogmagica e Verità nascoste sono pur sempre esperienze positive nonostante siano rappresentativi di tentativi (più o meno riusciti) di avvicinare la musica delle Orme a canoni di più immediata fruibilità. Il primo dei due LP fu registrato negli USA con la collaborazione del chitarrista Tolo Marton, un chitarrista rock blues dalla forte espressività musicale e virtuoso del suo strumento; al secondo partecipò Germano Serafin, giovanissimo e valente chitarrista scomparso prematuramente. Verità nascoste è l’ultimo grande disco delle Orme: le uscite successive riproporranno di volta in volta solo un ricordo nostalgico quanto sbiadito del gruppo.

 

 




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