giovedì 18 gennaio 2018 - Mario R. Zampella

Vanità, 3° atto

Siamo giunti al terzo ed ultimo atto di questo trittico inerente la "Vanita'". Naturalmente senza alcuna pretesa di aver esaurientemente affrontata la questione. Nel secondo atto abbiamo appena evidenziato i possibili rischi relativi alla "Vanita'" incontrollata, ovvero quell'escalation interconnessa fra potere, economia e autocompiacimento.

I legami stretti che intercorrono fra gli elementi cennati, producono, negli individui vanitosi, una sorta di spirale non reversibile, in cui l'immagine di sé risulta talmente sopravvalutata, che al minimo scricchiolio di tutta l'impalcatura eretta, essi, a costo di preservare quell'immagine offerta al proprio pubblico sino ad allora, sarebbero capaci di qualsiasi azione, pur di conservarla intatta. Ed ecco che la "Vanita'", a volte, può irrompere nella violenza, generando mostri di grande statura, di cui la storia narra le gesta.

Hitler, Mussolini, Napoleone, sino ai giorni nostri, Kim Jong Un, Trump, e via dicendo, erano e sono i grandi vanitosi, insufflati dal proprio potere e possedimenti. Per fortuna, il teorema potere/vanita' non e' affatto scontato e molti esempi opposti lo dimostrano, per citarne solo alcuni, potremo nominare Obama, Mandela, Mohamed Yunus, Pepe Mujica, Einstein ed tanti altri del mondo politico, dello spettacolo o della scienza. Quindi la "Vanita'" puo' rappresentarsi in una scala graduata, ove i livelli minimi produrrebbero persino maggiore empatia fra gli individui, mentre ai livelli massimi, in combutta ad altre cause concomitanti, la "Vanità" potrebbe essere la leva fondante di tragedie e catastrofi.

 




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