Uno stato marziale dell’anima
Non è il teatro di una sceneggiatura chimerica, distopica o post apocalittica. Eppure, accade davvero un bel giorno che ti svegli, apri gli occhi, il sonno una memoria, e scopri quanto un sentire giusto, un valore guida di orientamento nella tua vita insieme all’altro, in realtà abbia il peso di una foglia morta al vento. Realizzi in quel preciso istante che ogni accordo, convenzione, promessa, prima, sociale, antica in realtà è a celare dentro una faustiana sorte.
Il corpo violato, la terra dissacrata, lo stato invaso, guardi ai resti… fusti prostrati, volto a terra anime in fiamme, il cielo illune cuori spezzati, dentro a l’alte fosse in terra sconsolata.
A valere in questo mondo è soltanto un diritto consuetudinario, primitivo, atavico e volgare, dal sapore barbaro e odor sulfureo. Basta che fai come dico io e andiamo d’accordo!
E allora scopri il fianco, una terra ignota allo spirito, familiare alla carne, già difesa naturale, chiesa dissidente, figlio in sé ribelle. Ti inabissi a rivelare uno stato marziale dell’anima e rivendichi la natura di quella forza ancestrale che a Marte si accompagna, la cui essenza assimilata a un dio non è quella di una religione, non ha una chiesa, non ha una comunità di devoti, non ha un clero, un testo sacro, una teologia. Soprattutto non pretende una fede. Ma impone la domanda…
E se è la terra a voler la guerra?
Ora è il mondo a risvegliarsi, a riscuotersi dal torpore di un’indifferenza. Il tempo non più tempo, a scandire fin qui noto, è sospeso: cede il passo agli istanti che si fanno serie più o meno ampia entro limiti ora vaghi. Un dopo seppur certo non consola, e forse nemmeno tenta, la vita è tutta adesso, è tutta qui. Cambia la percezione, mutano le priorità, i sensi si espandono, le emozioni si intensificano. Tutt’intorno le grida levano di sentimento, il barlume di un istante, per dipoi restituirlo e tornare a sentire dentro, ancora viva, la realtà, l’importanza, la necessità, la grandezza.
Lui soldato lo sa, lo conosce un tempo, lo ha visto il deserto, e vi si è perso. È perciò che ci ritorna, ancora e ancora, sulle rive di quel campo imbevuto d’amore e sangue.