martedì 3 luglio 2012 - UAAR - A ragion veduta

Unesco, attriti per Basilica della Natività riconosciuta patrimonio dell’umanità

L’Unesco ha dichiarato la basilica della Natività di Betlemme e la via del pellegrinaggio Patrimonio mondiale dell’umanità. Con una procedura d’urgenza e tramite voto segreto, da parte di un comitato riunitosi a San Pietroburgo. Ciò ha suscitato le critiche di Israele e Stati Uniti, per i risvolti politici della questione in un’area calda, carica di tensioni anche religiose.

L’Unesco è stata peraltro la prima istituzione Onu ad ammettere l’Autorità Nazionale Palestinese, e il sito si trova in quei territori. Per i palestinesi, la protezione garantita alla basilica viene interpretata come una forma di riconoscimento politico di alto profilo, contro l’occupazione israeliana.

L’Unesco è dunque finita al centro dell’ennesima diatriba sulla politicizzazione della religione, e sarebbe il caso che riflettesse maggiormente sulla necessità di avere un approccio laico su ogni questione trattata. Anche le stesse chiese che gestiscono il santuario – la greco-ortodossa, la cattolica e la armena -, sebbene nel complesso vedano il riconoscimento in maniera favorevole soprattutto per le ricadute sul turismo religioso, temono la strumentalizzazione della questione. Che potrebbe peraltro essere favorita proprio dalla vicinanza che gli arabo-cattolici sovente mostrano nei confronti della politica islamica: si veda l’accoglienza “positiva” data dal patriarca latino di Gerusalemme alla nomina di un presidente egiziano espressione dei Fratelli Musulmani.

La protezione dell’arte di origine religiosa è un’istanza anche secolare, ma non va dimenticato che talvolta sono proprio i fedeli zelanti che si distinguono per l’attacco all’arte religiosa, specie di quella di altre fedi. Come accaduto negli ultimi giorni in Mali, con la distruzione di alcuni santuari musulmani da parte di integralisti islamici.




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