venerdì 13 febbraio 2015 - angelo umana

Une place sur la terre, di Fabienne Godet

Nel film La Prima Neve di Andrea Segre veniva detto Le cose che hanno lo stesso odore devono stare insieme  e sembrano avere lo stesso odore i due protagonisti di questo film, Une place sur la terre di Fabienne Godet, un altro che quasi nessuno vedrà se non i fortunati che ne hanno avuto la possibilità con MyMovies. Due che vivono da soli, quasi dirimpettai ma non si conoscono: Antoine-Benoit Poelvoorde, uomo maturo, fotografo geniale ma non affermato e poco convinto delle sue possibilità. Hai un talento in mano e scappi? gli dice la segretaria quasi-amica dell’agenzia di stampa dove porta le sue foto. L’unica dedizione ce l’ha per Matéo, il bambino di un’altra vicina spesso assente, che lui prende spesso in casa per aiutarlo nei compiti e farlo giocare, ma i due si forniscono reciprocamente una compagnia piacevole e importante; Matéo, come tutti i bambini, si annoia quando dorme. Elena invece, la bella e molto espressiva attrice Ariane Labed, è la giovane dirimpettaia sconosciuta che lui spia col suo obiettivo, un talento innato per suonare Chopin al pianoforte e una laurea da conseguire come archeologa delle profondità del mare. Suona come se si fosse ripromessa di non tornare sui suoi passi, dice di lei Antoine all’amica-segretaria.

Le foto che Antoine scatta di Elena attraverso le finestre rendono sacro o solenne il soggetto: decine di sue pose, e qualcuna di una sua amica drogata, ne descrivono la vita, la raffigurano come veramente è, assorta, sola, sperduta, di poca comunicazione. Così si sente lo stesso Antoine. Lui non va ai ritrovi di conoscenti perché parlerebbero dei loro figli, delle vacanze, tutte cose che io non ho. Perché non sorridi mai? gli ha chiesto il piccolo Matéo una volta, Perché penso ha risposto Antoine, che non sapeva cos’altro dire, ma aveva la speranza segreta che qualcosa spezzasse la routine. Così dirà a Elena dopo averla conosciuta, l’ha ripresa in vari scatti mentre lei si buttava di sotto, l’ha soccorsa e le è stato vicino: così questi due universi con lo stesso “odore” si sono avvicinati.

Un film molto pensato e riflettuto più che di avvenimenti, con frasi che descrivono la solitudine o l’infelicità di certe vite. La cosa più difficile dell’infelicità è restare uniti, ha detto Antoine a Elena in ospedale quando si è sentito trattare gelidamente e si dice che la tristezza degli altri è la nostra consolazione, ma sa che non è così, sia Elena che lui partecipano del dolore altrui, sono creature molto sensibili. Sei sempre triste per la tristezza di qualcun altro, le ha detto in una scampagnata dei due con Matéo.

Quella conoscenza che ha rotto la sua routine ha dato impulso a Antoine per allestire una mostra con le sue foto, ora ho un’anima, e non mi sono mai sentito vivo come oggi. Ma il film non è una banale storia d’amore, che in effetti non si è data, è piuttosto un avvicinarsi tra sconosciuti: una chicca di film che andrebbe visto, se lo si ritrova, anche per altri momenti che è eccessivo rivelare.




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