Una soluzione efficace per i giovani: parcheggiarli!
In questo periodo il governo, oltre a prendere coscienza dell’esistenza d’una crisi economica, dovrebbe soprattutto meditare sui dati Istat riguardanti i giovani in Italia. Il dato più sconvolgente è l’enorme quantità di giovani tra i 15 e i 29 anni che non fanno niente: né lavorano né studiano. Aspettano.
In un paese di vecchi, che non fa figli, i giovani sono trattati da vecchi: li si lascia lì ad aspettare. Cosa? Forse un futuro, ma forse aspettare un futuro è un lusso che questi ragazzi non possono permettersi.
Verso questa signora nutro dei pregiudizi, lo ammetto: penso sia una persona culturalmente e intellettualmente limitata, (c’è anche la prova dell’esame dato in Calabria in una sede più facile: meritocrazia!) penso sia stata scelta per l’Istruzione non solo per eseguire ordini, tacendo, ma in spregio all’istruzione e alla cultura (un po’ come Bondi).
Naturalmente tutto questo non è politicamente corretto, purtroppo nemmeno la politica risulta particolarmente corretta!
Ora la signora Gelmini risponde alla giornalista invitando la scuola a non temere le novità. Grazie a questo incipit ho deciso di leggere le ragioni del ministro, poiché sono un’insegnante-gatto: amo la quotidianità per spiccare grandi balzi a caccia di prede, che non sono topi, ma idee.
Della risposta mi hanno colpito tre affermazioni in particolare.
1. La Gelmini parla di una “riforma delle superiori ampiamente condivisa e in linea con le esigenze della cultura e della società dei nostri tempi"
La riforma, a meno di essere sintonizzati sul TgUno o su Rete 4, non è per nulla condivisa; aldilà delle evidenti manchevolezze, del fatto che non sia una riforma ma una serie di tagli, il problema è che la riforma non può essere condivisa perché non se ne conoscono ancora del tutto i contenuti, perché i decreti attuativi per i Tecnici, ad esempio, sono usciti da poco e in sostanza ad esempio s’è fatto orientamento per i futuri studenti delle superiori, essendo tutti disorientati (docenti, famiglie, studenti).
È difficile condividere ampiamente una riforma di cui non si sa molto, è difficile dire con quale cultura e con quale società sia in linea! (Forse con quella dell’approssimazione?)
2. La Gelmini scrive poi di iniziative volte a "rilanciare l’istruzione tecnica e professionale”. A demolire queste solenni bugie si fa in fretta. Due tagli e via, il rilancio è pronto: tagli delle ore delle materie di indirizzo (nel passare da 36 a 32 ore, le 4 ore in più vengono tolte alle materie meccaniche per i meccanici, chimiche per i chimici ecc.); tagli delle ore di laboratorio (così si risparmia su professori e su materiali). Insomma il calo di iscrizioni a questi Istituti dimostra che il rilancio non c’è affatto, che la mortificazione della professionalità è tanta e che diminuisce l’adeguata preparazione.
3. Infine la Gelmini "riflette” sul rapporto qualità-quantità. Sino ad ora nella scuola italiana s’è privilegiata la quantità, la Gelmini (anzi Tremonti) ha privilegiato i tagli dovunque, a eccezione del numero di studenti per classe. In quel caso la quantità, com’è come non è, diventa sinonimo di qualità.
Cari ragazzi se siete bravi andate all’estero, se siete un po’ asinelli buttatevi in politica, se siete così così, come quasi tutti, aspettate.