lunedì 25 maggio 2020 - SerFiss

Una giornata al mare

Aveva preparato tutto, il giorno agognato sarebbe arrivato insieme al prossimo mattino. Non aveva dimenticato nulla: il pieno nella macchina (metti mai la coda ai distributori), i panini e le bibite di scorta (metti mai la coda agli Autogrill, e per il caffé era pronto il thermos), il pranzo nella borsa frigo (metti mai le code al ristorante), l'ombrellone, i costumi, il coccodrillo gonfiabile, gli asciugamani: tutto pronto. 

Al mattino sarebbero partiti per l’unico giorno al mare del 2020. Già gli era costato un occhio, come l'affitto della vettura a noleggio ad esempio. L’ordinanza n° 9745 era vaga sul numero dei componenti familiari in una sola vettura quindi, a scanso di equivoci e multe, meglio affittarne una: lui al volante della vettura di casa con il maschietto e la moglie, dietro, su quella a noleggio con la figlioletta. Aveva tentato anche l’affitto di un ombrellone, ma poi aveva deciso di non ipotecare la casa.

La sveglia suonò alle 6 del mattino, precisa e puntuale. Aveva programmato la partenza intelligente. Chi mai sarebbe partito per il mare il primo lunedì dopo Ferragosto? Certo, gli era costato due giorni di stipendio (le ferie se le erano mangiate tutte in quarantena, sia lui che la moglie) ed il suo capo, alla richiesta del permesso, non l'aveva guardato di buon occhio. Ma sì dai: cosa non si fa per i bambini. A dire il vero il maschietto aveva chiesto subito se nella spiaggia c'era il wifi, mentre la bimba avrebbe avuto una festa con le amiche. Dopo due settimane di musi e pianti avevano smesso, ora però si sarebbero divertiti.

Alle 6,20, in perfetta tabella di marcia, erano alle vetture. Tutto nelle macchine, anche le ultime tre autocertificazioni fra le 1.782 emesse dall’inizio della pandemia, le mascherine antivirus per tutti e le maschere subacquee in caso di bagno.
La mattina era tersa e radiosa ed il cielo stranamente azzurro, invece del solito grigio. Tentò di farlo notare al figlio, ma lui era immerso nella sua musica rap insieme alle cuffie.
Chiamò allora la moglie al cellulare per fargli notare come la pandemia aveva influito in modo positivo sull'ambiente ma vide comparire una paletta della Polizia Stradale. "Guida con il cellulare": a nulla era valso dichiarare che le cuffie le aveva il figlio, che non l'aveva mai fatto prima che stava chiamando solo sua moglie. La salatissima multa e la perdita dei punti patente sarebbero arrivati a casa.

Ripartì con l'animo ancora agitato ma la moglie lo chiamò subito: la bambina doveva andare in bagno e già che si fermavano ci sarebbe andata pure lei. Nella prima area di servizio la coda umana scendeva dalle scale per proseguire nel parcheggio. A nulla era valso far notare alle persone che loro sarebbero andati solo in bagno: la coda si doveva fare. Mentre stava bofonchiando fra sé e sé qualcuno gli toccò la spalla: un carabiniere gli stava facendo notare che sia lui che la famiglia erano in coda senza mascherina, A nulla servì dimostrare che le mascherine erano in macchina, che era stata solo una dimenticanza, dovevano solo andare in bagno. Le multe per tutti e quattro sarebbero arrivate a casa.
Tornando tristi alla vettura mentre la bimba piangeva per non essere riuscita a fare la pipì, incontrò casualmente un vecchio amico che, sentendo le sue recenti disavventure, lo informò che anche lui si era fermato per lo stesso motivo, ma era andato al bagno del distributore di benzina; non era granché, ma l'avevano risolta in fretta. Lui si prostrò a terra baciandogli le mani, poi corse al distributore. Era fortunato: aveva davanti solo 36 persone.

Ripreso il viaggio notò, finalmente con piacere, che il traffico era fluido e che secondo i suoi calcoli sarebbero arrivati in meno di mezz'ora, ma alla curva successiva dovette frenare sia la vettura che il suo buonumore: la coda si dipanava con perniciosa precisione su tutte le corsie dell'autostrada, compresa quella di emergenza. Intanto si erano fatte le 12 ed il sole era a picco ed a palla sulle vetture. La moglie lo chiamò avvisandolo che nella vettura a noleggio non c'era l'aria condizionata. Lui finse di cadere dalle nuvole ma sapeva benissimo che la vettura ne era priva: al momento del noleggio l'optional "aria condizionata” gli sarebbe costato uno spratagnaf in più, ed aveva declinato la richiesta. Tentò di capire con approssimazione il tempo di viaggio: ad un metro al minuto sarebbero arrivati per il Natale. Pensò ad un incidente, un cataclisma, un'inondazione, una fuga di gas radioattivo ma, giunto al punto di incriminato, si rese conto di una strettoia per il rifacimento del manto stradale. Alla sequela di bestemmie che pronunciò i lavoratori risposero con estrema calma che il contratto era stato stipulato a gennaio, ben prima della pandemia, e che quella settimana era stata scelta proprio perché "chi vuoi mai che vada al mare il lunedì dopo Ferragosto"?
Giunto verso le 17 alla cittadina sul mare capì subito che parcheggiare sarebbe stato impossibile: le auto erano in ogni luogo pensabile ed immaginabile, sia lecito che illecito. Dopo numerosi giri a vuoto riuscirono a fermare la vettura a noleggio in un posto per disabili mentre la sua la sistemò su un cespuglio di rose nel giardino attiguo alla spiaggia, sperando che nessuno la notasse.
Giunto in prossimità della spiaggia libera non solo non vide nessuna coda ma, da quel poco di spiaggia che si intravedeva, sembrava deserta. Si inginocchiarono tutti e quattro piangendo di gioia ringraziando tutti gli dei che conoscevano, ma in prossimità dell'ingresso due vigili li informarono che non era possibile entrare nella spiaggia dopo le 17,30. Un'ordinanza del sindaco, per vietare party e feste in spiaggia, aveva stabilito la chiusura notturna, che iniziava appunto alle 17,30. Tornarono alle vetture stanchi, spossati e piangenti. Notò da lontano, sulla sua vettura, un foglietto tenuto dal tergicristallo: la macchina sul cespuglio di rose era stata notata. Corse a quella a noleggio e vide il medesimo foglietto. Oltre alla sanzione amministrativa i foglietti comunicavano che sarebbero stati decurtati un cospicuo numero di punti patente. Pensò che avrebbe chiesto alla scuola guida frequentata vent’anni prima se gli facevano uno sconto.
Nel tentativo di risollevare il morale, la madre propose di fermarsi su una panchina per finire i cibi e le bevande portate da casa. Rifocillati, forse, avrebbero affrontato con più coraggio il ritorno. Non avevano ancora aperto il cestino che due vigili si avvicinarono, uno già con il blocchetto delle multe in mano. Non si poteva sostare sulle panchine in più persone: al massimo una. A nulla servì far notare che nel piccolo parco c’era solo una panchina. Il collega dello scrivente gli fece notare che tutti e quattro erano senza mascherina. A nulla servì far notare che era impossibile mangiare o bere con la mascherina e che tutti loro avevano convissuto prima, durante e dopo la pandemia, la zona arancione, quella rossa, la quarantena, il shotdown, breakdown, subdown, afterdown, thecatisonthetabledown o come stracavolo si chiamavano tutti i momenti delle fasi 2, 2.1 e seguenti, sino alla 2.19 (la tre non era ancora stata emessa): le multe sarebbero arrivate a casa.

Erano quasi alla vettura quando lui sentì un forte dolore al petto ed un giramento di testa. Svenne, mentre la moglie stava già chiamando i soccorsi. Lo stavano caricando insieme alla barella sull’ambulanza quando gli venne in mente una strofa di Paolo Conte: “… una giornata al mare, tanto per non morire…”. Pregò di non smentire il cantautore.

Foto di Steve Bidmead da Pixabay 




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