giovedì 2 aprile 2020 - Giuseppe Aragno

Una di quelle cose che girano le pagine della storia

Forse sbaglio, ma più giorni passano, più la ferocia che ci assedia e ci tiene prigionieri degli esiti atroci della malafede di chi ci ha governato negli ultimi anni, non solo produce una sempre più intollerabile sofferenza, ma fa sì chi meno ha, più patisce. Pare di sentire – cupo per ora, in apparenza lontano, ma indubbiamente minaccioso – un urlo rabbia devastante. Una di quelle cose che girano le pagine della storia.

I quaderni delle doglianze sono stati ripetutamente presentati a chi avrebbe dovuto leggerli, ma non è servito a niente. Se non avranno pietà di se stessi, forse restare a casa per scampare al pericolo, come noi stiamo a casa per evitare contagi, non basterà a chi ci ha condotti dove siamo. Per molto meno di quanto ci hanno fatto e ci stanno facendo soffrire, si sono viste teste cadere.

Boccia, presidente di Confindustria, insiste: bisogna riaprire le fabbriche. Questi barbari, peggiori di bestie feroci, continuano a badare a se stessi e ai propri interessi eppure lo sanno – i loro professori gliel’hanno insegnato e glie’ha ricordato recentemente sul Manifesto Laura Marchetti – che, mentre Troia bruciava, Enea non cercò scampo per sé, ma portò in salvo con lui il piccolo figlio e il vecchio padre, caricato sulle sue spalle. Così, nel momento della barbarie, il guerriero salvò la civiltà.

Tra i giorni del nostro assedio e l’incendio che si annuncia c’è ancora un po’ di tempo. O chi ha appiccato il fuoco lo userà per far vivere almeno un barlume di pietas, oppure non troverà pietà.

 



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