domenica 4 febbraio 2018 - Emilia Urso Anfuso

Una campagna elettorale che evidenzia la crisi di un sistema politico

 

Maggiore è l’instabilità dei partiti politici, maggiori sono le promesse – da parte dei politici – di voler dare stabilità all’Italia e agli italiani. In una campagna elettorale che ci sta palesando la parte peggiore della politica nazionale, il leitmotiv, da ogni parte, è “stabilità”.

Probabilmente, i politici nostrani comunicano in tal modo le criticità non più nascosteche albergano in un sistema politico ormai altamente compromesso dall’incapacità di fare passi indietro o di ridurre drasticamente l’unica legge vigente in politica: farsi i fatti propri e non pensare mai davvero alle esigenze della popolazione e del territorio.

Tutti promettono tutto. Tutto ciò che promettono di realizzare da anni e che nessuno realizza mai. Sono talmente presi a stringere accordi e alleanze, da aver totalmente tralasciato il fulcro della campagna elettorale: i programmi politici.

Comunicano miglioramenti futuri, promettono come un mantra ora la cancellazione di riforma incancellabili – vedi la onnipresente Legge Fornero – ora l’abbattimento di tasse e imposte, senza mai però descrivere in maniera dettagliata e sensata, in quale maniera intendono metter mano ai provvedimenti che dichiarano di voler attuare.

Qualche esempio: dal centrodestra una Giorgia Meloni sempre più agguerrita, promette un assegno di ben 400 euro al mese per ogni figlio e fino ai sei anni di età, oltre a sgravi fiscali e nidi aperti fino a tarda sera. Dove mai troverebbe le coperture per questa manna caduta dal cielo non ci è dato sapere. Anche la Meloni fa promesse su mere supposizioni, dimenticando che per realizzare quanto promette, servirebbero almeno 20 miliardi di euro.

Replica l’ex premier Matto Renzi, a cui qualcuno dello staff comunicazione deve aver consigliato di non sparare balle troppo grosse: eccolo promettere un assegno di 240 euro al mese per ogni figlio, senza ulteriori dettagli. Forse è troppo preso a collocare Maria Elena Boschi al numero uno nei listini bloccati di mezza Italia e da Nord a Sud pur di garantirle continuità di poltrona. Oppure è distratto dagli ennesimi e ulteriori accordi con Berlusconi – che nessuno dimentichi il Patto del Nazareno cortesemente – mentre dichiara pubblicamente che non farà mai accordi con Centrodestra…

Sta di fatto che la Boschi è capo listino non solo a Bolzano ma anche in tre diversi collegi siciliani: Messina-Enna, Marsala-Bagheria e Ragusa Siracusa. Nel tentativo di zittire chiunque osi avanzare dubbi sulle candidature della Boschi, Renzi azzarda una mossa da cabarettista: “La Boschi a Taormina è stata l’organizzatrice delle Donne del G7”. Come non candidarla in una cittadina che ha visto di sguincio e giusto per presenziare, da padrona di casa (…) – a una delle convention internazionali più importanti? Sarà certamente in grado di fare politica locale, non vi è dubbio… così come potrebbe essere molto importante la sua azione politica in quel di Cremona o di Mantova, dove appare – ancora una volta – capolista.

Il leitmotiv di Matteo Salvini, resta quello di “liberare l’italia dai migranti clandestini”, dimenticando totalmente che sui migranti clandestini l’Italia conta come l’aria che si respira per campare, sia per ciò che riguarda i generosi finanziamenti ottenuti dall’Unione Europea, sia perché ad oggi non si ha notizia di altre nazioni pronte ad accogliere le centinaia di migliaia di migranti costretti a rimanere sul nostro territorio in quella valle di nessuno che non gli permette né di regolarizzare la propria posizione, né di lasciare l’Italia per raggiungere magari qualche parente che si trova in Nord Europa o chissà dove.

Qualcuno rammenti a Salvini che se ci troviamo nella peggiore situazione relativa alla disorganizzazione dei flussi migratori, lo dobbiamo ai governi degli anni precedenti, e agli accordi stretti con altri governi, oltre che con la Comunità Europea, che da anni chiude un occhio – ad esempio – sui pareggi di bilancio, a patto di accettare di tutto e di più, compreso i migranti senza alcun tipo di logica, moralità e senza minimamente mettere in atto le normative vigenti sul tema.

Dal fronte dell’ex movimento 5 Stelle, ora partito politico a tutti gli effetti, con tanto di modifica dell’ex Non Statuto, un Di Maio allo sbaraglio dichiara di tutto e dappertutto. Ogni santo giorno è in diretta su Facebook, ora in visita a una fabbrica, ora a sollevare i problemi del territorio nazionale.

Mentre lui è impegnatissimo a farsi vedere in giro ovunque e a promettere redditi e pensioni di cittadinanza, cancellazione di “400 leggi inutili” – quali? – meno tasse e meno burocrazia, senza mai dichiarare come intenda realizzare questa panacea dei mali degli italiani, e “mai accordi con gli altri partiti” anche se a quanto sembra aveva dichiarato il contrario, altri candidati grillini fanno la loro campagna elettorale.

Come Emanuele Dessì, candidato grillino al Senato, laziale e residente in quel di Frascati, che a quanto pare infila un errore dietro l’altro. Inizialmente, Dessì assurge agli onori della cronaca per un video, caricato su YouTube, in cui si fa vedere dentro una palestra a giocare con Domenico Spada – si, parente dello Spada e di molti altri Spada che albergano nelle patrie galere con l’accusa di far parte di una cosca malavitosa che usa metodi mafiosi – poi ecco uscir fuori una notizia che in campagna elettorale bene non fa: Dessì abita in una casa popolare del Comune di Frascati. Fin qui, nulla di male.

Peccato che paghi solamente 7,00 euro circa al mese di affitto, e che la casa in questione sia in suo possesso per una stramba sorte di “eredità” dal momento che era stata assegnata alla nonna, poi deceduta. Di norma, quando muore l’assegnatario di una casa popolare, l’ente che la mette nella disponibilità di chi ha le carte in regola per accedere a questa agevolazione abitativa, ne riprende possesso.

I dubbi di diffondono a macchia d’olio. Se i politici grillini capissero che se si entra in politica indossando il saio francescano poi devi anche saperlo portare, sarebbe buona cosa.

I sostenitori ortodossi dell’ex movimento comunque, come al solito non trovano nulla di strano su ambo le cose. Si sono uniformati immediatamente ai partiti che dicono di voler abbatter. Ma niente paura, semmai vi fosse qualche dubbioso, ecco fuoriuscire una notizia fresca sui rimborsi richiesti da Di Maio negli ultimi 5 anni, pari a circa 420.000 euro. Ma come, non avevano praticamente fatto voto di povertà, quelli dell’ex movimento?

Berlusconi per qualche giorno è sparito dalla televisione. Tutti hanno pensato che si trattasse di problemi di salute. Macché: strategia comunicativa. Troppo Berlusconi in video rischia di annoiare gli elettori. Meglio sparire per qualche giorno, per poi riemergere e continuare a promettere. Però ecco anche una notizia che parla di controlli al cuore presso l’Ospedale San Raffaele di Milano: d’altronde l’età c’è e anche se viviamo nella nazione in cui il sistema sanitario nazionale è praticamente saltato, i politici possono contare sul miglior livello di cure mediche a livello internazionale.

Tra le proposte-promesse elettorali di Silvio Berlusconi non cambia troppo di volta in volta: passa il tempo, le promesse elettorali rimangono sempre le stesse. Innanzitutto “Mai accordi col PD” – e ti pareva – e via di Flat Tax (Imposta unica per tutti al 23% che avvantaggia i ricchi ma bastona comunque tutti gli altri) cancellazione delle tasse per sei anni alle aziende che assumeranno i giovani con contratti a tempo indeterminato (…) e la prospettiva di assegnare a Giorgia Meloni il Ministero della Difesa.

In tutto ciò, il paese è allo sbando, sempre di più. Si parla “Risparmiometro”, una sorta di controllo fiscale sui conti correnti degli italiani al fine di stabilire eventuali discrepanze tra quanto guadagnato – ad esempio attraverso lo stipendio versato sul conto - e quanto ritirato mensilmente o quanto resta in giacenza. Aumentano tutte le tariffe, si nega ai fumatori la possibilità di risparmiare grazie alle sigarette elettroniche, dal momento che dal primo gennaio 2018 il Monopolio di Stato ha messo le mani su questo business. E che dire di una Sanità pubblica ormai divenuta miraggio, alle strade sbrindellate pure nella Capitale, ai servizi pubblici ormai inesistenti e alle amministrazioni comunali allo sfascio?

Di tutto questo nessuno che si prenda cura, così come nessuno ha intenzione di metter mano – una volta per tutte – alla crisi di un intero sistema politico, ormai troppo abituato al comando ai privilegi piuttosto che a fare ciò per cui esiste: gestire al meglio le risorse economiche versate dagli italiani nelle casse dello Stato e ridistribuirle attraverso i servizi, il welfare, i progetti utili per lo sviluppo del mercato del lavoro o per risollevare le aziende ormai alla canna del gas.

Nessuno venga a dirmi: “Aspettiamo di vedere cosa accadrà dopo il 4 Marzo” perché stiamo tutti aspettando di vedere cosa accadrà dopo le elezioni. Da circa trent’anni e passa…

Se poi, come spesso accade, alcuni lettori hanno in animo di chiedermi “E tu cosa proporresti di fare”? consiglio la lettura di uno dei miei recenti lavori pubblicati: “Manuale del rivoluzionario 3.0”.




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