giovedì 27 dicembre 2018 - Gerardo Lisco

Un nuovo stile: indizio di una classe politica rinnovata?

La lunga ed estenuante trattativa con la Commissione UE si è conclusa. Come ha riportato il Corriere della Sera, dopo un’ultima telefonata del presidente del Consiglio Conte al Commissario Dombrovskis con la quale lo invitava a non tirare troppo la corda la trattativa si è chiusa.

 A seconda delle posizioni politiche il giudizio sul risultato del Governo giallo – verde è opposto. Una sconfitta, a leggere Polito sul Corriere della Sera: "Se il più forte Governo sovranista del continente deve accettare un negoziato fino all’ultimo centesimo con una Commissione debole perché ormai alla fine del mandato, allora vuol dire che il nostro destino in Europa è davvero ineluttabili" , o un pareggio, per dirla in modo semplice con l’economista Piga, probabile sostituto di Tria all’economia, non ci sono stati né vincitori e né vinti, si portano a casa un bel po’ di risorse finanziarie da poter spendere nei prossimi anni. 

Il mio ragionamento non vuole entrare nel merito della legge di bilancio approvata, bisognerà vedere i decreti attuativi dei singoli provvedimenti. Una cosa mi sembra di poter affermare e della quale bisogna dare atto al Presidente Conte: tra esponenti del governo che parlavano senza cognizione di causa e la Commissione UE che trovava sponda in Italia in una delle opposizioni più miserevoli dell’intera storia Repubblicana; è riuscito a far quadrare il cerchio. I giudizi sull’accordo raggiunto tra Governo e Commissione UE sono diversificati e vanno da quello di Polito che arriva al punto di mentire spudoratamente circa i meriti di questa UE e i benefici che da essa gli italiani trarrebbero e il realismo del prof. Piga che sostiene che dal negoziato con la Commissione Europea non escono né vincitori e né vinti.

Personalmente penso invece che dall’intera vicenda ci sono personaggi che escono ridimensionati come Di Maio e Salvini ed altri accresciuti, come appunto il Presidente del Consiglio Conte. A partire dall’incarico a Presidente del Consiglio, l’Avv. Conte è stato dipinto come una figura grigia, una sorta di marionetta nelle mani dei due vice – premier forti del consenso ricevuto dalle urne. Non ho mai pensato che Conte fosse una mezza figura messa a fare da servo sciocco ai due “capi politici”. Già a partire dal vertice del G7 tenuto a La Malbaie in Canada, Conte ha marcato la propria autonomia e la propria indipendenza. Ha provato a sminuirlo Macron il quale, con arroganza e una presunta superiorità intrisa di razzismo verso gli italiani, ha pensato di prenderlo sotto la propria ala protettiva, sicuramente ingannato dalla descrizione che del personaggio facevano i media di regime italiani.

A partire da quell’incontro ci sono stati tutta una serie di passaggi che hanno contribuito a definire lo stile del nuovo Presidente del Consiglio profondamente diverso da quello dei suoi predecessori. Come si fa a non notare il baciamano alla Merkel? Si è passati dal “culona inchiavabile” al baciamano per non parlare del passaggio dalla spavalderia da bullo di Renzi allo stile elegante e vagamente retrò di Conte. In questi mesi l’Avv. Conte ha operato riducendo al minimo indispensabile la sua esposizione mediatica. Ha parlato e ha presenziato solo quando era necessario e quando serviva per marcare le sue posizioni di Presidente del Consiglio. Perfino dalla recente vicenda che ha riguardato l’adesione al Global Compact alla fine è uscito bene rinviando il tutto al Parlamento ricordando a tutti, implicitamente, che l’Italia è una Repubblica Parlamentare e che i temi rilevanti vanno trattati in Parlamento.

Tutta un’altra musica rispetto a quanto è successo per le modifiche all’art. 81 della Costituzione quando l’allora Presidente del Consiglio Monti, assecondato dal Presidente della Repubblica, ha imposto al parlamento i diktat della tecnocrazia UE in nome di una emergenza che era solo una bolla comunicativa. Solo per inciso non fu la modifica all’art.81 della Costituzione e nemmeno la famigerata Legge Fornero a far calare lo spread ma le dichiarazioni di Draghi a porre un freno al differenziale tra il rendimento dei Bund e Btp spread attraverso il Q.E. Ultimo episodio in ordine di tempo, l’approvazione della legge di bilancio. A partire dal vertice del G20 a Buenos Aires Conte ha messo da parte tutti, non solo i due vice ministri ma lo stesso Tria, avocando a se il negoziato e trattando direttamente con Junker. La trattativa con il Presidente della Commissione è avvenuta secondo lo stile che ha contraddistinto in questi mesi l’operato di Conte: ha detto solo il necessario, lasciando la visibilità ai due vice ministri i quali alla fine sono risultati ridimensionati rispetto alle dichiarazioni fatte e la stessa Commissione non ne esce affatto vincente come si vuol far credere.

A partire da Moscovici le richieste avanzate miravano a ricondurre la legge di Bilancio entro i parametri previsti dal DEF approvato dal Governo Gentiloni e così non è stato. Quello 0,4% in più o in meno, sul piano della comunicazione è servito esattamente a marcare la differenza con il Governo Gentiloni. Da tutta la vicenda il Presidente Conte esce rafforzato avendo comunicato uno stile rassicurante lontano anni luce dagli urlatori alla Di Battista o alle estemporaneità di Di Maio e alla volgarità intellettuale di Salvini. Con il suo stile Conte rassicura, evita toni esasperanti, lascia intendere che è una persona che conduce e non è condotta. Rispetto a quanto abbiamo visto in questi anni siamo in presenza di un cambiamento totale che con molta probabilità piacerà sempre di più agli italiani soprattutto se accompagnato da qualche risultato seppur minimo che inverte in qualche modo la tendenza.

La mia impressione è che stiamo assistendo, dopo anni di show man della politica, alla nascita di una nuova classe politica di cui Conte è il primo indizio. Lo stile di Conte è di gran lunga superiore a quella di personaggi che i media stanno provando a costruire in vista delle prossime elezioni europee e dei possibili cambiamenti che da esse scaturiranno. Dalla trattativa con l’UE l’opinione pubblica alla fine percepirà che questa UE è matrigna, che gli urlatori alla Salvini, Di Maio e Di Battista non riescono ad andare oltre le urla e che personaggi alla Fico, Boldrini, Saviano, Lucano ecc. pronti a stigmatizzare come razzisti, ignoranti, ecc. coloro che rifiutano l’ipocrisia del politically correct non sono credibili. La Società italiana ha bisogno di una classe politica degna, credibile e capace di raggiungere obiettivi realistici e dignitosi. Lo 0,4% in più invece che in meno verrà percepito come positivo e finirà con l’’essere ascritto integralmente alle capacità del Presidente del Consiglio Conte.

Foto: Wikipedia




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