lunedì 20 aprile 2020 - YouTrend

Un mese di coronavirus: quanto sono aumentati i morti nei comuni più colpiti?

 
I dati Istat sulla mortalità in 1.689 comuni riportano un quadro tragico (no, non è il +20% di cui hanno parlato molti).

Nella giornata di ieri l’Istat ha proceduto alla diffusione dei nuovi dati sulla mortalità in alcuni comuni italiani, che permettono di osservare l’impatto dell’epidemia di coronavirus sulla popolazione. Il dataset include 1.689 comuni che fanno parte dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e riporta i dati sui decessi dal 1° gennaio al 4 aprile per gli anni 2015-2020.

I dati pubblicati da Istat riguardano solo i comuni che hanno registrato oltre dieci decessi negli ultimi tre mesi e dove la mortalità è cresciuta di almeno il 20% nel 2020 rispetto alla media 2015-2020. È necessario quindi precisare fin da subito che i dati non sono rappresentativi dell’Italia, ma permettono di capire meglio cosa sta accadendo in alcune regioni e province dell’Italia settentrionale.

Innanzitutto, si può notare come i 1.689 comuni registrassero complessivamente 20.454 decessi tra il 1 marzo e il 4 aprile del 2019. Nello stesso periodo del 2020, invece, i decessi salgono a quota 41.329, una crescita del 102%, raddoppiando. Nel grafico sottostante si osserva come quest’anno, fino a fine febbraio, i decessi si attestassero sotto la media degli anni precedenti. Da quel momento in poi, però, i decessi sono cresciuti arrivando a superare – per alcuni giorni, in media – quota 1.500, contro i 560-580 che ci sarebbe dovuti aspettare; si registrano quindi tra i 900 e i 1000 decessi giornalieri in più. Almeno in questi comuni, tuttavia, dal 25-26 marzo l’aumento giornaliero dei decessi ha iniziato a calare.

La media mobile su 5 giorni dei decessi avvenuti tra il 2015 e il 2020

L’aumento della mortalità è in particolar modo concentrato tra gli uomini. Secondo i dati Istat, infatti, tra i maschi si registra una crescita pari al 125% (dai 9.442 decessi del 2019 ai 21.266 del 2020), mentre tra le donne è più contenuta, essendo pari all’82% (da 11.012 a 20.063).

Osservando le fasce di età, si nota come quella più colpita tra gli uomini sia quella 65-74, dove quest’anno sono stati riscontrati 2.257 decessi in più, pari a una crescita del 152%. Segue la fascia 74-84, con un aumento del 151%, mentre la mortalità tra gli over 85 cresce del 113%.

Il confronto tra decessi di uomini avvenuti nel 2019 e nel 2020 (per classe d’età)

Per quanto riguarda le donne, invece, la fascia maggiormente colpita è quella tra i 75 e gli 84 anni con 2.676 decessi in più, pari ad una crescita del 95%. Seguono le donne over 85 con un aumento dell’84% e quelle tra i 65 e i 74 anni con un +67%.

Il confronto tra decessi di donne avvenuti nel 2019 e nel 2020 (per classe d’età)


È interessante osservare come tra il 2015 e il 2020 i 1.689 comuni presi in considerazione vedessero una prevalenza di decessi femminili, che in media erano il 53,5%. Nel 2020, invece, negli stessi comuni i decessi maschili hanno rappresentato il 51,1% del totale.

I decessi di uomini e donne tra il 2015 e il 2020

Guardando alla distribuzione geografica a livello regionale, si nota che nei 622 comuni lombardi considerati da Istat ci sono stati 12.576 decessi in più rispetto allo scorso anno, un aumento del 174%. In Emilia-Romagna, dove sono presi in considerazione 173 comuni su 328, l’incremento di mortalità è pari a 2.818 (+92%). In Piemonte, dove i comuni sono 201 su 1181 (e manca la città di Torino), si passa da 2.010 a 3.518, una crescita di 1.511, +75%. Nelle Marche (37 comuni considerati su 228), un’altra delle regioni più colpite, si passa da 568 decessi a 1.866, una crescita del 96%. Il Veneto, nei suoi 196 comuni su 563 passa da 1.822 a 2.778 decessi (+52%).

L’incremento dei decessi tra 2019 e 2020: le regioni
Volgendo lo sguardo alle province, e selezionando quelle con almeno cento decessi nel 2020, le dieci più colpite si trovano in gran parte in Lombardia. La prima è infatti Bergamo che registra un eccesso di 4.055 morti rispetto al 2019, aumentando del 537%. Al secondo posto c’è Cremona con una crescita di 1.201 decessi, il +352%, e al terzo posto Lodi, dove tutto è iniziato, con una crescita del 306%. Ma a quadruplicare i decessi c’è anche la provincia di Piacenza in Emilia-Romagna, una delle più colpite secondo i dati della protezione civile, che nei 25 comuni considerati passa da 255 a 1033 decessi (+305%).

L’incremento dei decessi tra 2019 e 2020: le province


Osservando infine i dati a livello comunale si nota che i dieci comuni più colpiti si trovano tutti in Lombardia, sei nella provincia di Bergamo, tre in quella di Brescia e uno in quella di Cremona. Questi comuni registrano tutti crescite tra il 1.800% (Selvino) e il 3.900% (Offanengo). Ad Alzano Lombardo (da dove secondo molte ricostruzioni è iniziata la diffusione dell’epidemia nel bergamasco) i decessi in più sono 1.112, pari al +1020%. A Nembro la crescita è dell’806% e a Codogno del 484%.

Tra i dati comunali non ci sono tutti i capoluoghi di provincia, anzi, ne mancano la maggior parte. Ma tra i dati disponibili si può vedere come la mortalità a Bergamo sia cresciuta del 283%, a Piacenza del 209%, a Cremona del 287%, a Lodi del 262% e a Pesaro del 204%. La città di Milano registra un +49%, mentre Genova un +54%.

L’incremento dei decessi tra 2019 e 2020: i capoluoghi di provincia


Nel complesso, nonostante la parzialità dei dati e la loro non rappresentatività di cosa sta accadendo a livello nazionale si può dire che nelle zone più colpite dal coronavirus si sta morendo molto di più dell’anno passato. Questo è probabilmente sia dovuto a motivi diretti, cioè l’aver contratto il virus, e sia a motivi indiretti, vale a dire quello che succede quando il sistema sanitario viene messo sotto fortissima pressione. Per avere un quadro più preciso di cos’è accaduto, bisognerà comunque attendere la fine dell’epidemia.




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