mercoledì 30 settembre 2020 - alessandro tantussi

Un anno intero in stato di emergenza?

Lo stato di emergenza finirà il prossimo 15 ottobre, ma sembra che il premier Conte stia già valutando una proroga fino al 31/12.

Dice il proverbio: “la prudenza non è mai troppa” ed è vero. Ma l’atteggiamento cauto, se si tratta di bloccare una nazione quando non sappiamo cosa ci riserva il futuro, né quale sia l’attuale letalità del morbo, deve tenere conto anche di altri ordini di pericoli oltre a quello sanitario.

Il diritto alla salute è fondamentale, ma lo sono anche il diritto al lavoro, il diritto ad un'esistenza dignitosa, il diritto alla libertà personale, i diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla dignità della persona.

Il rischio è quello di sacrificare i diritti altrui,ed è un problema di bilanciamento fra interessi diversi, ma tutti legittimi e garantiti dalla Costituzione. Non c’è solo la salute.

La "toppa" al virus, il blocco totale, per chi ha estremo bisogno di lavorare per mantenere la famiglia potrebbe essere peggio del buco, ovvero del rischio sanitario. Potrebbe fare più danni.

Se il governo sbaglia, il danno è enorme e, come si dice dalle nostre parti in basso Valdarno, il ranno (che fa rima con danno) potrebbe costare più del sapone e più del Serchio ai lucchesi.

In condizioni di incertezza ed in presenza di un conflitto fra interessi diversi, chi davvero vuol essere prudente in modo da prevedere tutte le possibili conseguenze che possono ricadere sugli altri, si comporta in modo da rispettare tutti, non può e non deve decidere da solo. L’avvocato degli italiani deve rispettare tutti i clienti suoi, non solo quelli che stanno nella sua maggioranza, e quindi deve coinvolgere tutto il parlamento, che rappresenta (o quantomeno dovrebbe) il popolo nel suo insieme, e quindi le istanze di tutti, cercando di trovare un punto d’incontro fra le diverse esigenze e le diverse opinioni. 

Per farla breve: il Presidente del Consiglio deve smetterla di fare ricorso ai DPCM, ai Decreti Legge, ed alla alla fiducia per decidere a pro suo.

 E’ opportuno ricordare, del resto, che lo “stato di emergenza” non trova spazio nel dettato costituzionale. La Costituzione italiana prevede solamente la deliberazione dello “stato di guerra” (che è cosa ben diversa) da parte delle Camere (all’articolo 78) con il quale il Parlamento conferisce al Governo i poteri necessari ad affrontare possibili conflitti bellici. Nessun riferimento, quindi, a crisi economiche, sanitarie o catastrofi naturali. 

Ma soprattutto, quando un fenomeno dura ormai da quasi da un anno ed è destinato a durare a lungo, non lo si può più definire “emergenza” ovvero circostanza imprevista, accidente che “emerge” in modo inatteso repentino e grave, tale da poter essere definito “crisi” cioè momento decisivo e pericoloso nel quale si deve decidere con immediatezza affrontandolo con mezzi eccezionali.

Oramai si tratta di un fenomeno che, purtroppo, rientra nella quotidianità, nella “normalità” e con il quale dobbiamo convivere, per un bel po'. sarebbe pertanto opportuno, come avviene nei paesi civili e democratici, chiudere la fase transitoria per ristablire le regole previste nell'Ordinamento Supremo, il Covid deve essere trattato e combattuto con i normali mezzi previsti dalla Costituzione.

A decidere non può essere il governo da solo, o peggio un uomo solo al comando del governo.

 




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