sabato 1 febbraio 2014 - Segnali di fumo

“Un amore assoluto” di Johanna Adorján

Un amore assoluto non racconta da vicino i campi di concentramento o le persecuzioni naziste, ma riporta in vita un grande amore che è riuscito a superare anche gli orrori più grandi della Storia: quello tra István e Vera, sopravvissuti alla Shoah e alle persecuzioni comuniste, che si sono amati per tutta la vita e insieme hanno deciso di morire. Una storia commovente raccontata dalla nipote giornalista, Johanna Adorján, che, rompendo il silenzio dei nonni, si è fatta testimone… per non dimenticare.

István è un affermato ortopedico in pensione, mite e trasognato musicofilo, che si sta spegnendo lentamente giorno dopo giorno per una subdola malattia. Vera è la provvida moglie, dall’innata eleganza e le maniere dirette, che si presta ad apparecchiare la loro fine senza alcun cedimento. Sì, perché István e Vera, ebrei ungheresi scampati alla Shoah, emigrati in Danimarca dopo i fatti del ’56, sono invecchiati insieme e insieme hanno deciso di morire una domenica d’autunno del 1991 tenendosi per mano.

Tutto viene studiato nei minimi dettagli e Vera agisce con la solennità e la calma di un Gran maestro di cerimonie: tira a lucido la casa, pota le rose per l’inverno, porta il cane dalla vicina, sceglie con cura la camicia da notte di pizzo con cui farsi trovare, e non si astiene dalle usuali, benevole scaramucce coniugali.

In un atto di amore postumo, la nipote Johanna si tuffa anima e corpo nell’impresa struggente di ricostruire con minuzia di particolari le loro ultime ore. Un’operazione in cui cerca di separare affetto, nostalgia, ammirazione e rabbia per un abbandono patito come ingiusto. Perché le domande cui non riesce a darsi una risposta sono: come può scegliere di togliersi la vita chi ha superato esperienze simili? Come può non pensare ai figli, e ai figli dei figli?

A vent’anni da quella domenica d’autunno, Johanna decide di rompere l’antico riserbo dei nonni che non hanno mai voluto parlare del loro passato e, con la sua scrittura pulita, mai retorica, mai sentimentale, li riporta in vita e li “conosce di nuovo” attraverso i ricordi di chi c’era. Mentre oggi, chi legge la loro storia, si trova coinvolto in una vicenda che scava nel privato di una coppia meravigliosa e nello stesso tempo fa incursione nei territori sofferti dove ha operato la forza cieca del Male.

 

Elena Grimi per “Segnali di Fumo – il magazine dei diritti umani”




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