martedì 9 novembre 2010 - Phastidio

Un altro anno da vivere pericolosamente

Nel 2011, secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, i quindici maggiori paesi sviluppati (inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Spagna, Grecia e Italia) dovranno raccogliere l’equivalente di 10.200 miliardi di dollari per rimborsare i titoli di stato che giungono a scadenza e per finanziare i nuovi deficit. Si tratta di un aumento del 7 per cento rispetto allo scorso anno, ed un’incidenza pari al 27 per cento del Pil combinato di questi paesi.

L’Italia, come si osserva dal grafico del Wall Street Journal che riproduciamo, il prossimo anno è attesa avere una lieve flessione nell’entità del ricorso ai mercati ma, con oltre il 20 per cento del Pil di emissioni, restiamo tra i maggiori debitori, sia in valore assoluto che relativamente al prodotto annuo. Finora non ci sono stati rilevanti problemi di rifinanziamento, bene o male, ma la tendenza potrebbe invertirsi in ogni momento.

Ad esempio, l’anno 2010 sarà ricordato come quello della riduzione dei flussi transfrontalieri negli investimenti finanziari. La quantità totale di investimenti esteri di portafoglio tra paesi sviluppati è stata pari a solo il 3,8 per cento del Pil globale nei dodici mesi terminati lo scorso giugno, contro una media del 9,5 per cento negli otto anni precedenti l’inizio della recessione. Questo potrebbe essere un problema per paesi che si affidano in via preponderante ai non residenti per finanziare il proprio debito pubblico.

E’ opportuno ricordare che circa il 55 per cento dei titoli di stato italiani sono posseduti da non residenti, con buona pace delle leggende su una capacità di risparmio degli italiani tale da finanziare il nostro debito pubblico. Tra gli altri paesi il Giappone, che tale capacità di autosufficienza possiede in grado molto elevato, sta affrontando le modifiche demografiche della propria popolazione, sempre più anziana e quindi sempre meno disposta a risparmiare. Gli Stati Uniti hanno avviato l’era dell’easing quantitativo, ed il sospetto degli investitori è che possano servirsene per finanziare un deficit federale fuori controllo. In quel caso avremmo il caos valutario globale. Ma non precorriamo i tempi, anche se il 2011 è praticamente domani.

Fabbisogni pubblici 2010-2011




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