lunedì 11 novembre 2019 - Giovanni Greto

Un Samba-Funky d’annata con Azymuth e Marcos Valle al Blue Note di Tokyo

Il locale è molto affollato, pronto ad ascoltare due nomi storici della MPB (musica popolare brasiliana), il trio Azymuth e il cantautore e pianista Marcos Valle (Rio de Janeiro, 14 settembre 1943).

Il concerto è un divertimento fra amici, che comunicano il loro piacere di rivedersi per suonare assieme ad un pubblico che li ascolta compiaciuto e li applaude.

Inizia il trio, da 43 anni sulla breccia. Sarebbe nella stessa formazione, non fosse che il tastierista Josè Roberto Bertrami (Tatuì, Sao Paulo, 21 febbraio 1946), scomparso l’8 luglio 2012 a Rio de Janeiro, è stato sostituito da Kiko Continentino (Belo Horizonte, 31 luglio 1969).

Chi sembra tenere le redini del gruppo è il veterano, ma giovane di mente e spirito, Ivan Conti “Mamao”(Rio de Janeiro, 16 agosto 1946), continuamente alla ricerca di novità, di intersezioni ritmiche che possano piacere a chi ascolta.

Quattro le canzoni eseguite prima dell’ingresso del cantautore. La prima, “Club Morocco”, è introdotta da un lungo lavoro alle tastiere di Kiko : suoni spaziali con registri diversi ed effetti, quasi adatti per un film di fantascienza e poi Mamao batte quattro per chiamare un robusto Samba-Funky. All’interno, coralità di tutti molto accattivanti, prima di uno stop per l’accordo finale.

Un suono misto tra quello dell’organo e del piano è la scelta di Kiko per “Vila Mariana”. Mentre suona, attraverso un mixer muta spesso la timbrica. Il bassista, Alex Malheiros (Niteroi, Rio de Janeiro, 19 agosto 1946), accenna ad un accompagnamento slappin’, dalle tipiche sonorità nasali e strappate. Questa volta anziché un corale vocalico, batterista e bassista intonano un “sapateiro” (calzolaio), affiancandovi un dignitoso Scat. Nell’improvvisazione alle tastiere, Kiko cita “Ponta de Areia” di Milton Nascimento.

Dopo una breve presentazione del gruppo, da parte di Mamao, ecco “Castelo”. L’inizio è come spesso funky, finchè Kiko grida un “Oi!” verso Mamao per lanciare il solo del basso, che a poco a poco sfuma per lasciar spazio ad un solo di batteria costruito su 16 misure che si ripetono circolarmente.
L’ultimo brano, “Partido Alto”, fa riferimento ad un tipo di Samba con molte particolarità, che può essere usato anche in un contesto jazzistico. Mamao inizia con un solo di timbales alla maniera brasiliana, assieme ad un tipico accompagnamento a colpo doppio della cassa e molti giri di rullate lungo tutti i tamburi. Una cosa che gli piace particolarmente è fermarsi di colpo, attendere e ripartire di nuovo. Finale entusiasmante con un Samba-batucada, quello che si suona per le strade con una connotazione festosa.

Giunge il momento di introdurre Marcos Valle. Sorridente, si pone al centro del palco, alternando la tastiera al piano elettrico Fender Rhodes. Il primo pezzo si intitola proprio “Azymuth”, una composizione registrata con il trio che allora non aveva ancora un nome e che gli chiese se poteva adottare quello della canzone, e così avvenne. La formazione adesso si avvale dell’apporto del trombettista e flicornista Jessé Sadoc, il quale eseguirà nel corso della serata una serie di misurati e ben congegnati assolo. Nel funky con stacchi, quale è “Azymuth”, sceglierà la tromba sordinata alla Miles Davis.

Giunge il momento della canzone che tutti attendono, un’esplosione, all’epoca, sul mercato mondiale. “Samba de Verao”, “Summer Samba”, in un nuovo arrangiamento, più lento, ma sempre sognante, con simpatici riff senza testo. Dal brano successivo, interviene come seconda voce, cori e piccole percussioni (caxixi e tambourine di plastica con sonagli), la moglie di Valle , Patricia Alvi. “Alma”, una delle nuove composizioni, è un lento samba-funky con ottimi interventi al flicorno.

Si va avanti in scioltezza con “Olha quem tà chegando”, “Estrelar” e “Parabens”, ossia “congratulazioni – spiega Valle – per cose o persone che apprezzo nella vita : un buon caffè, Joao Gilberto, Dorival Caymmi, voi pubblico in sala”, e così via. Continua il tappeto funky, in questo caso con troppe parole che faticano ad essere contenute nella durata dell’accordo, anche perché il ritmo mano a mano aumenta di velocità.

Si arriva così ai due pezzi finali in sequenza. “Jazz Carnival” vede protagonista la batteria, che parte con un “Disco-Samba”, nel quale un temino della tromba è l’occasione per uno scambio di 16 misure (8+8) tra i due strumenti. C’è un solo di organo Hammond, prima di passare a “Freio Aerodinamico”, un pezzo a due voci – Marcos e Patricia -, introdotto dal piano con registro acustico, mentre Mamao, felice come un bambino, percorre il suo drum set. Ci sono Breaks tra la voce e la batteria, che vanno avanti fino al termine del brano, sostenuti da un riff vocale. Applausi, affabilità dei musicisti, che durante l’intervallo conversano con qualcuno dei presenti.

Io ho assistito come quasi sempre, al primo set del primo giorno. Leggendo la “tracklist” scopro che tra i due bis del secondo set c’è un altro pezzo fondamentale nel canzoniere di Valle, “Batucada surgiu”, un piacevole ritmo di samba colorito e cantabile, che spero mi capiti di ascoltare dal vivo in un imminente futuro.

  Foto: Tsuneo Koga




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