giovedì 30 maggio 2013 - UAAR - A ragion veduta

Ultima chiamata per una legge sulle unioni civili

Il ritardo italiano nel legiferare sulle coppie di fatto e sui matrimoni omosessuali è ormai tale che, sulla prima questione, siamo l’unico paese occidentale dell’Unione Europea a non riconoscere diritti, mentre sulla seconda siamo l’unico paese occidentale dove non se ne dibatte. Una sorta di barzelletta, agli occhi dei nostri partner.

È questa purtroppo l’impressione che si ricava leggendo la corrispondenza da Roma per il New York Times. In molti stati degli Usa le nozze gay sono approvate, alla Camera dei Comuni in Gran Bretagna è passato il same sex marriage, in Francia — nonostante la mobilitazione degli integralisti e degli estremisti omofobi – la legge è ormai promulgata, in Germania se ne discuterà a breve: segno che la tendenza è per un riconoscimento di diritti sempre più ampio per le coppie gay. Invece in Italia si rimane indietro: il nostro socio Stefano Ventura andrà a sposarsi a New York. In Italia non può. Perché è forte l’influenza della Chiesa e perché la politica teme di agire.

Tuttavia qualcosa si muove, in un paese che non ha nemmeno leggi autorevoli contro l’omofobia. Ci voleva la toccante lettera a Repubblica di un diciassettenne, che si firma Davide Tancredi, per smuovere un po’ il torpore del mondo politico. Il ragazzo presenta il suo messaggio come “unica alternativa al suicidio”, che scaturisce come riflessione dopo la morte dell’esponente dell’ultradestra francese Dominique Venner a Parigi. Mette di fronte il Parlamento al suo lassismo per la mancata approvazione di una legge contro l’omofobia, criticando la mentalità retrograda diffusa anche dalla Chiesa e che mette da parte la “carità cristiana”. “Noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce”, conclude , “siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile. Ma orgogliosi di esserlo. Chiediamo solo di esistere”.

La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha risposto con una lettera pubblicata sempre da Repubblica, esprimendo la sua comprensione e ha promesso: “Ti assicuro che le tue parole ce le ricorderemo: non finiranno impastate nel tritacarne quotidiano”. Altri hanno risposto a loro modo al ragazzo, come l’attivista lesbica ed ex parlamentare Pd Paola Concia. Davide è stato intervistato da Repubblica qualche giorno dopo, criticando tra l’altro anche l’approccio della alte gerarchie ecclesiastiche.

La vera novità è che ora anche nel centrodestra si levano voci a favore di una qualche forma di tutela per le unioni gay. Persino Sandro Bondi, in passato noto per uscite clericali, è intervenuto per solidarizzare con il messaggio di Davide Tancredi, chiedendosi “perché i cattolici debbano fare delle battaglie contro chi invoca il riconoscimento delle unioni fra omosessuali, al di là delle diverse e legittime posizioni sul significato del matrimonio”. Contestando apertamente le posizioni degli esponenti più confessionalisti del suo stesso partito, come Eugenia Roccella. Anche il presidente della commissione cultura della Camera, Giancarlo Galan, ha detto chiaramente: “è giunta l’ora che si riconosca il diritto di essere cittadini italiani anche agli omosessuali, garantendogli quei diritti civili che tutt’oggi si vedono negati”.

Galan ha anticipato la presentazione di un disegno di legge bipartisan per legalizzare le unioni gay. Con “equiparazione al matrimonio per quanto riguardo diritti e doveri”, ma senza la parola “matrimonio” e senza la possibilità di adozione per le coppie omosessuali. Questa “unione omoaffettiva” nelle intenzioni dovrà essere siglata davanti a un ufficiale di stato civile, che non potrà rifiutarsi se non vorrà incorrere nell’omissione di atti d’ufficio. Una clausola che incontrerà le resistenze delle gerarchie ecclesiastiche e dei cattolici più intransigenti, sempre propensi a espandere l’obiezione di coscienza quando si tratta di negare l’esercizio dei diritti altrui su tematiche eticamente sensibili.

Già il ministro per le Pari opportunità, Josefa Idem, aveva evidenziato la necessità di una legge in tal senso anche in Italia. All’opposizione dei cattolici, Galan risponde: “Posso capire che le gerarchie ecclesiastiche non siano contente”, ma “ricordo che i politici hanno un altro compito e francamente non capisco perché gli amici cattolici vogliano negare una libertà ad altri, togliergli il diritto alla felicità”.

Quello che emerge, nonostante le intese e i compromessi bipartisan, è che in questo Parlamento lo spazio per i clericali sembra effettivamente restringersi. Perché è nel paese e nella società che il clima sta cambiando, anche se lentamente, in senso più laico: una fetta crescente di cittadini è aperta su temi come le unioni gay o il fine-vita. E i partiti in crisi di consensi perché non sanno intercettarne le istanze sociali se ne stanno finalmente rendendo conto. Anche il centrodestra appare meno vincolato al clericalismo e ai diktat delle alte gerarchie religiose. Lo stesso Galan ha sottoscritto la proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale, campagna portata avanti tra gli altri anche dall’Uaar.

Altri progetti di legge sui matrimoni gay erano stati depositati in Parlamento da Nichi Vendola (Sel), Ivan Scalfarotto e Sergio Lo Giudice (Pd) e Luis Alberto Orellana (Movimento 5 Stelle). Intanto, mentre si discutono le varie proposte e sta per arrivare sul piatto quella di Galan, la presidenza della Camera ha riconosciuto anche ai conviventi omosessuali dei deputati l’estensione della copertura assicurativa medica, che esisteva già per i conviventi eterosessuali. La proposta è arrivata da Scalfarotto e ha riscosso un sostegno bipartisan. Ma con l‘astensione dei grillini, che hanno parlato di ennesimo privilegio della casta. L’esponente Pd e noto attivista per i diritti dei gay si è difeso sostenendo che è il primo passo per estendere i diritti a tutte le coppie omosessuali.

Polemiche ingenerose, a nostro avviso: non mettiamo in dubbio che l’intento di quel provvedimento sia di fare da apripista a una legge di ben più ampio respiro. Quei promotori si sono del resto esposti: se non riuscissero a fare approvare una legge sulle unioni civili, in un Parlamento come quello attuale che è decisamente più laico dei precedenti, per loro non ci sarebbero più alibi. Come del resto anche per gli altri parlamentari di un paese che si pretende democratico, laico e civile.




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