Trump: carbone, zucchero e clima da lavoro
Firmato! Ce l'ha fatta Donald... La centrale elettrica di Juliette, in Georgia, brucia 12 milioni di tonnellate di carbone l'anno, è l'impianto che emette più gas serra in tutti gli Stati Uniti, ma sembra che a Trump e a molti americani non basti.
Trump si è impegnato a ridurre le tasse sulle imprese, a rilanciare industrie "pesanti" come la petrolifera e la siderurgica e ha fatto l'inversione "ad U", rispetto a quanto con non poca fatica aveva attuato Obama.
Terry Headley, dell'American Coal Council, un'associazione di produttori, aveva sostenuto che l'elezione di Trump "è il primo raggio di sole che vediamo da anni".
Veniamo ai fatti: "Rilanciare l'industria del carbone per aumentare l'indipendenza energetica degli Usa e ricreare migliaia di posti di lavoro persi nelle miniere con le restrizioni introdotte da Barack Obama. Così la Casa Bianca motiva il decreto con cui Donald Trump intende rovesciare gran parte dell'eredità del suo predecessore sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici."
Trump firma dunque l'ordine esecutivo che disfa tutti i programmi di risparmio di energia pulita di Obama, in primis contro il Piano Power Clean, un insieme di norme nazionali progettate per rallentare il cambiamento climatico causato dall'uomo, limitando l'inquinamento di carbonio dalle centrali elettriche.
Quando lo ha introdotto nel 2015, Obama lo ha definito come "il passo più importante che l'America abbia mai intrapreso nella lotta contro i cambiamenti climatici." E' il fulcro dell'impegno degli Stati Uniti per l'accordo sul clima di Parigi. Donald Trump e i repubblicani, l'hanno chiamato il piano di un "lavoro-killer", e si sono impegnati a ucciderlo.