sabato 30 luglio 2011 - GeriSteve

Tremonti spieghi agli italiani come si fa a derubarli legalmente

Il caso Tremonti apre, forse, grandi interrogativi che speriamo si chiariscano. Intanto, cominciamo da un interrogativo terra terra.

QuiMonarca ci spiega che forse né Tremonti Milanese pagarono mai niente per il famoso appartamento di via Campo Marzio. Forse il pagamento venne fatto una tantum da tal Proietti, che pagò con una ristrutturazione valutata 200 000 euro.

Se questo fosse vero, significherebbe che, o direttamente o via Milanese, sarebbe stato elargito un “favore” da parte dell'“utente finale” (che stavolta sarebbe Tremonti), e che Proietti avrebbe trovato conveniente pagare quei 200 000 per ottenere quel “favore”.

Apprendiamo anche, direttamente da Tremonti, che lui si sentiva spiato, perfino quando stava in una caserma della guardia di finanza.

Fermo restando che a chiunque darebbe fastidio essere spiato, sorgono altri problemi: chi spiava, perché spiava, che cosa spiava, e soprattutto se l’oggetto delle spiate avesse a che fare proprio con quei “favori”.

Se poi i “favori” avessero avuto a che fare con evasioni fiscali o altri delitti, sorgono altri problemi: le “spiate” consistevano in legittime e doverose indagini oppure erano spiate illegittime finalizzate a ricatti o ad altri “scambi” ?

Sono interrogativi difficilissimi da sciogliere: sono decenni che l’interpretazione dei fatti italiani si arresta di fronte a tanti segreti: segreti di stato, segreti di loggia, segreti di mafia.

E’ perlomeno dal 1960 che, a seguito della sistematica redazione di dossier su uomini politici da parte del SIFAR, in Italia aleggia lo spettro del grande ricatto. Nel 1960 l’allora Capo del governo Tambroni, in Parlamento, si è vantato di avere tutti sotto controllo “perché lui aveva i dossier”. Verosimilmente Tambroni esagerava un po’, ed infatti mesi dopo, a seguito della rivolta degli italiani contro il suo tentativo di attuare una restaurazione fascista, Tambroni cadde.

Qualcuno poi disse che quei dossier formarono il nucleo centrale di un archivio in mano ad Andreotti, qualcun altro disse che quei dossier furono distrutti e che non se ne fecero più, altri sostennero che con le intercettazioni telefoniche e ambientali di tutti gli italiani che contavano o potevano contare un po’ divennero sistematicamente spiati. Altri sostennero che con il sistema delle tangenti tutti i politici, tutti i dirigenti, tutti i funzionari divennero ricattabili.

E’ un groviglio di misteri che sarebbe bene districare per riportare luce, chiarezza e trasparenza in Italia. Qualcuno dice che è impossibile, qualcun altro sostiene che ormai tanti veli si stanno squarciando e che, malgrado le resistenze, presto si vedra’ la luce e la verità.

Io credo che sia giusto e doveroso sperarlo, che sia giusto indagare in quegli oscuri misteri, ma che non si debba neanche aspettare che domattina sorga il sole della verità e tutto illumini.

Bisogna cominciare subito a cercarla la verità, anche a partire dalle cose piccole, anche a costo di accontentarsi di verità modeste che non spieghino tutto.

E allora diamo il buon esempio di una modestissima ricerca di verità: torniamo a Tremonti e alla famosa casa in via di Campo Marzio che usava fino a ieri.

Supponiamo che Milanese pagasse davvero l’affitto di 10 000 euro al Pio sodalizio dei Piceni: se Milanese era un importante consulente di Tremonti all’interno del ministero delle finanze, e se i frati erano tanto più, ci sarà pure un contratto di affitto e le ricevute dei pagamenti. Dove sono? Esibirle dovrebbe fugare ogni dubbio sull’orrendo scambio di favori.

Tremonti poi ci spiega che lui avrà pure commesso un errore, ma che “non ha bisogno di rubare agli italiani". In effetti i “ladri per bisogno” stanno un po’ più in basso nella scala sociale: penso che tutti concordino che se lui ha rubato lo ha fatto per suo gusto, non per bisogno: è un signore lui.

Ma cosa si intende qui per “rubare”? Certamente qui Tremonti non si riferisce all’orrendo sospetto dello scambio di favori: lui si riferisce alla “ruberia” dell’evasione fiscale, cioè all’affitto in nero. 

Tremonti, nella sua risposta al Corriere sostiene:

È vero quanto ufficialmente in atti: in contropartita della disponibilità di cui sopra, basata su di un accordo verbale revocabile a richiesta, come appunto poi è stato, ho convenuto lo specifico conteggio di una somma a titolo di contributo, pagata via via per ciascuna settimana e calcolata in base alla mia tariffa giornaliera di ospitalità alberghiera. Come facevo prima e come ora appunto faccio ogni settimana in albergo.

Aggiungo solo che all'inizio avevo pensato ad un diverso contratto, che ho poi subito escluso, per ragioni personali. Mi ritorna ora nella forma di una paradossale ironia, ma la ragione del tutto non era di convenienza economica, ma di "privacy"!

Comunque nessun "nero" e nessuna "irregolarità". Trattandosi di questo tipo di rapporto tra privati cittadini non era infatti dovuta l'emissione di fattura o vietata la forma di pagamento.

Noi sappiamo, e Tremonti stesso nell’intervista poi ce lo ricorda, che lui ha uno studio a San Marino (chissà perché: all’estero) in cui ha svolto una lucrosa attività da consulente tributario. Certamente, non perdeva tempo con i poveracci che non riescono a compilare il 730: a lui si rivolgeva gente ben più ricca, che da lui voleva apprendere come pagare meno tasse.

Forse, per pagare meno tasse le vie son infinite, ma noi ne conosciamo soltanto due: l’evasione fiscale e l’elusione fiscale.

Escludiamo che il ministro Tremonti come consulente tributario si occupasse di favorire l’evasione fiscale, altrimenti ricadremmo nei misteri, nei favori, nelle attività illecite da spiare.

Quindi, se tutti i ricchi cercavano l’aiuto del consulente Tremonti, ne deduciamo che lui fosse un vero mago del’elusione fiscale, cioè dell’arte di non pagare (o pagare meno) tasse senza infrangere la legge. E’ ciò che i rozzi ignoranti chiamano: “rubare legalmente”.

Ad esempio, un rozzo ignorante come me credeva che se un privato affitta o subaffitta un appartamento o una sua parte ad altro privato cittadino, avesse il dovere di registrare un contratto, rilasciare ricevute e pagare tasse tipo bolliIVA, IRPEF, altrimenti si commette un reato. O magari più reati.

Io non ho dubbi che il consulente tributario prof. Giulio Tremonti ne sappia più di me: lui avrà sicuramente ragione, ma perfavore spieghi a noi tutti scemi cittadini come si fa ad affittare legalmente in nero senza pagare tasse, altrimenti noi le paghiamo.

Ma forse il ministro onorevole Giulio Tremonti vuole invece che noi le paghiamo, le tasse.




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