sabato 27 ottobre 2012 - ///

Tra il martello e l’incudine: la Grecia tra rigore e speculazione

Nella tarda mattinata del 24 ottobre il ministro delle Finanze greco Yannis Stournaras annuncia l'accordo raggiunto con la Troika sulle nuove misure di austerity indispensabili per ottenere, da un lato, un'ulteriore tranche di aiuti da 31,5 miliardi e, dall'altro, una proroga di due anni - dal 2014 al 2016 - per ripianare il proprio deficit di bilancio. Notizia smentita poco più tardi dai diretti interessati. Basta questo per avere un'idea della confusione che regna quando si parla della crisi greca.

Nel frattempo, la Germania avrebbe messo a punto un piano per il salvataggio della Grecia che prevede l'impiego di una task-force internazionale di esperti da affiancare al governo greco e un conto vincolato per il versamento degli aiuti al Paese. Tutto ciò non avrebbe nulla a che vedere con gli aiuti finanziari, e in alcun modo la presenza degli esperti internazionali sarebbe una contropartita in cambio di risorse.

Secondo il Financial Times (accessibile solo su abbonamento, ma da qui qualcosa si riesce pure a leggere), che cita il documento tedesco Enhanced governance and control mechanism (si veda qui), di fatto Berlino punta a rendere più stringente il controllo su Atene. Come se due anni di effetto garrota - con il lento strangolamento dell'economia greca in ragione delle pretese tedesche - non avessero martoriato l'infelice Grecia già a sufficienza.

Ma quando si parla di Grecia, si parla non solo di rigore, ma altresì di speculazione. Il Wall Street Journal racconta che da quando è stata completata la ristrutturazione del debito in marzo, che ha trasformato 200 miliardi di euro di bond greci in 60 miliardi di euro, gli hedge funds (i fondi altamente speculativi) stanno comprando la Grecia praticamente a prezzi di saldo. Perché? I titoli greci sono rischiosi e il mercato in cui agire è limitato, posto che solo il 20% dei 300 miliardi di euro di debito greco è in mano a investitori privati - tutto il resto è della Troika. Spiega l'IBTimes:

Partiamo da un semplice dato: l'obbligazione con scadenza nel 2023 ha registrato un tasso del 16.53%, circa tre punti percentuali in meno rispetto ai dati di inizio Ottobre. Questo semplice dato è alla base della mossa speculativa degli hedge fund: tassi di interesse in netto calo significano, di fatto, prezzi delle obbligazioni in aumento.
Prendiamo un'obbligazione greca con scadenza nel 2042: il prezzo di vendita, prima delle elezioni dello scorso Giugno, era di 12 centesimi di euro. Ad oggi, passati pochi mesi, con una situazione dal futuro leggermente meno incerto, i rendimenti sono crollati ed il prezzo è salito a quasi 24 centesimi per ogni bond.
L'estrema economicità dei bond greci è, al tempo stesso, l'elemento principe del loro valore. La congiuntura europea rende l'obbligazione greca una vera "merce rara" nell'ottica della gestione e dell'approccio puramente speculativo degli hedge fund. Il portafoglio del fondo Greylock è composto, al 20%, da titoli di Stato greci. "Non ci sono molte occasioni come questa" ha dichiarato Hans Humes di Greylock. La stessa Third Point ha realizzato una piccola fortuna comprando tali bond in Luglio ed Agosto.
I rischi, ovviamente, sono sempre dietro l'angolo. Se una previsione forse troppo rosea dei fondi afferma che anche l'eventuale uscita dall'euro porterebbe benefici sul prezzo delle obbligazioni, il rischio di default ne farebbe crollare il prezzo. Ma anche qui i fondi si sentono padroni della situazione affermando che, anche in tal caso, sarebbe difficilmente ipotizzabile un prezzo troppo inferiore i 10 centesimi (e quindi poco inferiore al prezzo d'acquisto a 12 centesimi di euro).

Morale della favola: il banco vince sempre. E mentre a Bruxelles discutono, Atene continua ad affondare.




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