sabato 17 maggio 2014 - Zag(c)

Tra il dire e il fare

 
Quello che dicono i fatti smentiscono le parole. E di parole almeno negli ultimi 7 anni, gli anni della crisi più profonda del sistema capitalistico, ne hanno spese tante e tante ne abbiamo sentite. Ma il refrain è sempre lo stesso. Gli obiettivi sempre i medesimi, crescita, sviluppo, occupazione giovanile, contro la disoccupazione. Parametri aggravatesi con l’inizio della crisi e che tutti i governi (e non solo nazionali) continuano a porgerci come loro obiettivi e come obiettivi della politica che stanno perseguendo.
 
Ma appunto, dopo sette anni di crisi (la più profonda, anche peggiore di quella del ’29 che già dopo tre anni, allora, si intravide qualche spiraglio di svolta), qui di spiragli nemmeno l’ombra, Ma che dico! Si va di male in peggio. La Bankitalia ha diffuso il suo bollettino statistico e conferma che il debito pubblico continua ad aumentare raggiungendo un altro record. Di record in record si potrebbe affermare. 2.120 miliardi, con un aumentato in marzo di 12,8 miliardi. Nonostante l'emissione di titoli di Stato ha raggiunto livelli ottimali, l'apprezzamento dell'euro e la rivalutazione dei Btp indicizzati all'inflazione hanno contenuto l'aumento del debito per oltre 2 miliardi. Le entrate tributarie salgono del 5,8% a quota 27,6 miliardi. Trend positivi si potrebbe aggiungere.
 
Questo da un punto di vista tecnica contabile. Poi vi sono i dati statistici di disoccupazione, di precarietà, di fallimenti delle imprese, di chiusure di fabbriche e di svendita agli stranieri delle attività produttive più remunerative. Dal 2007 il PIL è diminuito del 10% , la produzione industriale del 20% e l’occupazione del 30%. E il PIL è sceso ancora -0,1% sul trimestre precedente e -0,5% su quello annuo (ci hanno raccontato che il PIL nel 2014 sarebbe stato un +0,6%)
 
Con questi trend e supponendo che nel 2014 (ulteriore data indicata come data di svolta e di aumento della crescita) si abbia appunto la crescita e supponendo che questa corra al ritmo del 2-3%, ci vorrebbero almeno 30 anni per arrivare ai livelli pre-crisi. Target di partenza e supposizioni che hanno del fantascientifico e che comunque indicano che mai sarà più come prima.
 
Ma che stai a gufà? Mi direbbe la "ragazza pon pon renziana" se mi potesse leggere. All’ipotetica ragazzotta gli direi che sono dati macroeconomici, dati rilevati e pubblicati da enti e istituti che fanno di tutto per renderli dolci e addomesticati. Ma qualche volta i numeri son numeri e vanno letti per quel che sono.
 
Se non fossimo così ignoranti che non solo ignorano, ma che non fanno nulla per colmare questa lacuna (naturalmente generalizzo, intendendo il noi per la maggioranza), potremmo arrivare alla conclusione ovvia. Ma dopo sette anni di questa politica vuol dire che:

1. questa strategia non funziona 

2. o quel che viene spacciato come obiettivo da raggiungere in realtà è solo una maschera dietro la quale si nasconde che gli obiettivi son proprio quelli che la realtà e i dati ci mostrano. 

In effetti, più che antitetici le due ipotesi sono una costatazione e una conseguenza. Che la strategia applicata è non solo inefficace, ma persino peggiorativa è ormai sotto gli occhi di tutti e quindi non può essere messa in discussione. Da questo ne discende che, poiché invece si continua imperterriti a perseguire e siccome non credo all'ipotesi dell’ignoranza e della stupidità (anche se presente in molti casi), allora vuol dire che le cose che ci raccontano di voler raggiungere in realtà sono solo affabulazioni e "svolazzi" mediatici.

Ma i governanti sono stati messi là proprio per questo e quindi la colpa non è la loro. Siamo noi (questa volta in senso esteso) che siamo i colpevoli di questa situazione, nella perseveranza in questa catastrofe. Le informazioni per prendere coscienza non mancano, quel che manca è la volontà. 
 
 
Foto: Wikimedia

 




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