giovedì 18 gennaio 2018 - Marinella Zetti

Tiziano Ferro e la polemica di Tiziano Zarantonello | Un gay deve cantare gay

Tiziano Zarantonello vuole “normalizzare” anche la musica e le emozioni che provoca. E le sue affermazioni rimbalzano sui social.

“Se sei gay non puoi cantare etero”. Questo il titolo dell’articolo pubblicato da Tiziano Zarantonello su RollingStone. E l’incipit è il seguente: “Tiziano Ferro mi deve 10mila lire.” Ovvero il costo del Cd “Rosso relativo” che il nostro ha acquistato nel 2001. E non vi racconto tutta la storia, ma la potete leggere al link.
Ovviamente ho fatto un salto sulla sedia leggendo quanto ha scritto Zarantonello -che per inciso ha tanti amici gay- ed ho postato le mie opinioni su Facebook e Twitter e pensavo di aver chiuso l’argomento.
Ma questa mattina i conduttori di RDS hanno riproposto il tema chiedendo agli ascoltatori di commentare. Apriti cielo. Ho scoperto che anche altri hanno bisogno di immedesimarsi non solo nelle parole ma anche nel genere del cantante e del protagonista della canzone.
Mi è sembrato talmente assurdo che ora sento l’esigenza di condividere alcune riflessioni che a sembravano palesi ed evidenti.

LoveIsLove è uno slogan che il movimento LGBT ha diffuso ovunque per chiedere le unioni civili. E io ne sono convinta. L’amore è amore, certo ognuno lo interpreta a modo suo ma indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale. Seguendo il ragionamento di Tiziano Zarantonello, uno scrittore dovrebbe raccontare solo i sentimenti degli uomini e una scrittrice quelli delle donne; lo stesso vale per poeti, attori e attrici.


Sicuramente tutti ricordano “Quando finisce un amore” di Riccardo Cocciante o “Ne me quitte pas” di Jacques Brel oppure “E se domani” uno dei successi di Mina, a me sembra che nel dolore descritto in quelle canzoni si possano riconoscere uomini, donne, transgender senza alcun problema. E questo vale, a mio avviso, per tutte le canzoni d’amore.
E aggiungo anche per poesie, romanzi e film.
Fortunatamente l’essere umano ha la capacità di immedesimarsi, provare empatia.
E questa voglia di normalizzare e categorizzare mi dà molto fastidio, soprattutto se si tenta di ingabbiare persino gli artisti.

Io continuerò ad ascoltare la musica e a riconoscermi nelle emozioni senza occuparmi dell’orientamento sessuale del cantante.
M.Z.
 




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