venerdì 14 settembre 2012 - angelo umana

This must be the place. Una recensione

Victor Hugo ne "I Miserabili": “E’ nulla il morire. Spaventoso è non vivere” (o, si potrebbe anche dire, vivere da morti). Questo sta facendo Cheyenne – superlativo insuperabile Sean Penn, da risultare infine grandemente simpatico e degno d'affetto – ex rocker che vive di rendita e di ricordi in Irlanda, una vita ferma e lenta come i suoi pensieri e parole, non privi di ironia, un morto vivente, un’ameba, sebbene vestita pettinata e truccata (con relativi matite rossetto smalto cipria e fondotinta) ancora da rocker.

Alla morte del padre, ebreo polacco emigrato in America dopo il campo di concentramento e la seconda guerra - padre che Cheyenne non vede da trent’anni - l’ex rocker si muove, si anima un po’, ha uno scopo, quello di trovare negli USA l’ormai 95enne ex ufficiale nazista che aveva umiliato papà nel lager, un certo Aloise Lange che si fa chiamare Smith. Una voce di fondo – quella del padre, probabilmente – dice che prima dell’esperienza nel lager non ricordava altro che “spensieratezza” e che in fondo il cielo che vedeva dal campo, pure se segnato dalla linea del fumo dei forni, era bello come quello della sua infanzia.

Più che la ricerca dell’ex nazista è un “on the road” che lo fa riflettere su se stesso, su tutta la sua vita e le sue convinzioni errate, il viaggio ci mostra anche un’America legata ai suoi schemi, quasi ingenua. Scopre ad esempio, lui che non ha avuto un figlio e che a 15 anni si convinse di non essere amato dal padre, che nessun padre può non amare il proprio figlio. Attraverso vari stati americani alla ricerca di Lange, col suo inseparabile trolley, il suv, i motel, ha degli incontri anche toccanti che lo aiutano nelle sue riflessioni (un’associazione di idee conduce a “Into the wild”): un ex pilota d’aereo che è egli stesso l’inventore del trolley, l’ebreo cacciatore di nazisti e grande amico di suo padre, Mordecai Midler, la giovane barista Rachel e suo figlio che da sempre cercano un affetto, e saranno gli unici per i quali Cheyenne riprende in mano una chitarra per suonare "This must be the place" dei Talking Heads.

Memorabile e di grande impatto emotivo la scena conclusiva, del corpo vecchio e decrepito di Aloise Lange che cieco e nudo vaga in un paesaggio nevoso.




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