martedì 25 ottobre 2016 - soloparolesparse

The invitation, l’orrore è tutto psicologico

The invitation di Karyn Kusama, fuori concorso al ToHorror Film Fest 2016.

Il film è ottimo. Teso, denso, molto teso, asfissiante, decisamente teso, ben condotto, estremamente teso, con un finale che è una scudisciata sul volto e notevolmente teso. Che c’è tensione l’ho detto?


Will e Kira (la sua nuova compagna) stanno andando ad un ritrovo di vecchi amici. La combriccola (in tutto sono una decina) non si vede da due anni, perchè Eden, che era sposata con Will, è fuggita via dopo la morte del loro bambino e il disgregamento del loro matrimonio. Ora è tornata, vive nella loro vecchia casa con un nuovo compagno, David, ed ha deciso di invitare tutti per provare a ripartire.

Solo che è evidente che qualcosa non funziona. Eden e David sono “strani”, sono entrati a far parte di una specie di setta, e per gli amici capire cosa accade non è facile. Inoltre in casa ci sono anche un uomo e una ragazza decisamente inquietanti, che nulla hanno a che vedere con il loro passato.

Kusama butta nel film un sacco di roba, ma lo fa con calma, briciola dopo briciola, senza fretta. Tutto, compresa la situazione di partenza, viene svelato momento dopo momento e la situazione è in continua evoluzione. Si passa continuamente da momenti di allegria a situazioni difficili, di incomprensione.


E’ un’altalena continua. Quei quattro sono solo strani oppure vogliono convincere gli altri ad entrare nella loro setta? Siamo ad un ritrovo tra amici o ad un tentativo di coercizione? Perchè ci sono sbarre alle finestre e le porte vengono chiuse a chiave? Percchè i telefoni non prendono? Perchè uno degli invitati non è ancora arrivato?

Il più dubbioso di tutti è Will, che è però anche quello nella situazione più difficile e potrebbe essere la sua mente a giocargli stranni tiri.

Siamo sempre sul filo del baratro, la musica ha un ruolo importante. Di riflessioni se ne potrebbero fare tante, ma non è male nemmeno godersi il film, il suo ritmo blando, la sua tensione crescente, gli inevitabili colpi di scena, fino al finale che è davvero una mazzata in faccia.

Articolo originale su Cabiria.




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