lunedì 4 agosto 2014 - Angelo Cerciello

The Zero Theorem e il nulla della società postmoderna

The Zero Theorem del 2013 di Terry Gilliam mostra un futuro distopico, alienante, paradossale per certi punti di vista. Il film parla di un futuro dominato dalle corporazioni, un futuro dove l’innovazione tecnologica ha raggiunto livelli estremi. Il protagonista del film, Qohen Leth, un hacker che lavora rinchiuso in casa, percepisce(e si vede molto bene in alcune scene del film) la tecnologia come troppo invasiva e stressante: in una scena del film addirittura Qohen ha letteralmente una crisi di nervi.

Il film è anche una metafora della moderna società dell’immagine: nella parte iniziale del film, quando vediamo Qohen uscire per la prima volta di casa, vediamo una strada in cui ci sono monitor e scritte pubblicitarie dappertutto, come tanti neon di una Las Vegas futuristica.

Inoltre la popolazione è controllata attraverso videocamere dalla figura umana chiamata Management e molti sono gli individui che usano computer e altre tecnologie in modo ossessivo.

Il film parla anche di mercificazione, di condizionamento sociale ma soprattutto parla dell’alienazione dell’individuo ottimamente rappresentata tramite il protagonista rinchiuso in casa e separato del tutto dal mondo esterno.

The Zero Theorem ci espone anche le realtà virtuali: proprio in una realtà virtuale il protagonista scopre l’amore per Bainsley, una donna allo stesso tempo fragile e svampita. Qohen incontra Bainsley in una sorta di festa in un locale ipertecnologico. I due poi si rivedono a casa di Qohen e poi ancora su internet mediante il sito in cui lavora Bainsley. Essi quindi passano del tempo in una realtà virtuale che consta di una spiaggia paradisiaca e lì Qohen tenta di fare sesso con Bainsley ma lei lo rifiuta. Bainsley poi ritorna a casa di Qohen proponendogli di partire per un viaggio insieme a lei ma questa volta è lui a rifiutare. In alcuni film di Gilliam, come Brazil, vediamo l’individuo che percepisce il mondo o l’amore come illusione e fantasmagoria, come spettacolo allo stesso tempo allucinante ed esasperato e il rapporto d’amore tra Qohen e Bainsley rispecchia perfettamente la visione del regista.

Colpisce in modo particolare una scena del film che mostra un enorme buco nero: forse Gilliam con quel buco nero ha voluto rappresentare tramite metafora il vuoto e il nulla dell’epoca postmoderna, il vuoto e il nulla sopraggiunti con la fine delle ideologie, vuoto e nulla a cui l’uomo ha opposto la società dell’immagine che sembra un locale dalle mille luci fosforescenti simile al locale in cui si conoscono Qohen e Bainsley.

Presenti nel film anche temi cari al regista: il tema del labirinto, il mondo onirico, le atmosfere kitsch, il gusto retrò e tanto altro ancora.

The Zero Theorem è un’opera che mostra l’eccesso, l’esasperazione, lo spaesamento, l’esacerbazione più completa: la casa di Qohen rappresenta un universo allucinante ed onirico, riflesso della sua coscienza tormentata e sofferente.

The Zero Theorem ci trasmette perciò il nulla della società postmoderna che genera follia e psicosi, follia e psicosi che conducono l’uomo o in un buco nero senza uscita o in un’immensa realtà virtuale che ingloba e fagocita anche la vita reale.




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