sabato 27 febbraio 2010 - Glaros - scrittura creat(t)iva

Terzium datur - Il minuscolo travaglio di Santoro

Chi l’avrebbe detto che, dal solito balcone di cui mi diceva Ascanio, un bel dì mi sarei trovato, più che mai "fuori", a dover fare l’"esegeta" di Michele Santoro. Mala tempora currunt, al punto che mercoledì mattina Radio Tre dava notizia di come il noto esorcista padre Amorth debba tirare le orecchie ad una sempre più consistente parte della Chiesa che non crede più al Demonio. Davvero non c’è più religione... Ma, direte Voi, ecco il solito matto, cosa c’entra Santoro con la Chiesa e col Demonio? Verygoood, di cosa vai nuovamente farneticando? Proviamo dunque a svelare il nucleo di questo manicheo travaglio al di là del bene e del male.

IMMAGINE DELL’ARTICOLO (TRATTA DAL PROFILO FB DI UMBERTO ECO)http://www.facebook.com/profile.php...

Terzium datur - Il minuscolo travaglio di Santoro

Il primo mistero "appare" subito in quell’enigmatico "troppo lontano provenire" della lettera di Marco Travaglio a Santoro, quasi che si trattasse, a proposito d’inizio, di un cacciariano imperscrutabile non-luogo. Mantenendosi in questa "mixtica" prospettiva, poco dopo Santoro si spinge addirittura a... dare ironicamente atto di almeno un miracolo che Berlusconi avrebbe effettivamente compiuto, riuscendo ad "intrecciare" i destini dei due "mattatori" di Annozero.
 
Proseguendo nella lettura e forzandome l’interpretazione secondo il classico "sospetto psicanalitico", in quel simbolico "corpo a corpo televisivo dove si ha sempre la sensazione, sbagliando, di doversi giocare tutto in pochi minuti" di cui tratta Santoro, potremmo anche intravedere il velato riflesso di una severiniana totalità e/o di quella della famosa pubblicità della Vodafone; quella del divino "Tutto intorno a te".
 
A legittimare la nostra iperbole interpretativa, si prestano peraltro le considerazioni di Santoro su D’Arcais e Colombo i quali, a suo dire, "sono convinti che debba regnare l’ordine del discorso (scritto) che, ovviamente, per loro non è quello del telegiornale di Minzolini ma quello di Report, celebratissimo esempio di una trasmissione basata sul principio di identità e non contraddizione".
 
Perdindirindina, ma qui, passando attraverso Foucault ed il parigino Collège, siamo giunti alla più alta vetta della greca speculazione sull’Essere!
 
Onde poter uscire da una troppo hegeliana coincidentia oppositorum, Santoro argomenta quindi sul tentativo di "forzare la gabbia delle compatibilità", di "uscire dal seminato" e ciò verrebbe fatto, "per mettere a nudo le contraddizioni illiberali del palinsesto", per "scavarci una nicchia alternativa". Ai filosofanti (ciò dicasi dei filosofi lestofanti), viene subito in mente la deleuziana linea di fuga, quella deterritorializzazione e quel divenire che all’epoca Le Nouvel Observateur caratterizzava tuttavia come destrorso... Ma allora, nel simbiotico intreccio fra destra e sinistra, dov’è finita la storica verità? Che sia rimasta ancora una volta avviluppata nel mezzo? Magari nel medium "televisionario"?
 
Per uscire dal recinto totalizzante, da quella specularità reificante di cui parlavano nell’88 i miei Scritti, in parte qui www.agoravox.it/Un-introduzione-alla-socioanalisi.html recensiti, Santoro lancia oggi "una sfida per allargare gli orizzonti di quel laboratorio del quale sente comunque di continuare a far parte".
 
Tutto non sembrerebbe dunque ancora perduto...
 
La parte più dura della sua requisitoria Santoro la indirizza a Paolo "Flores d’Arcais il quale pretende (addirittura) di spiegare quando spegnere e accendere i microfoni di un ospite", assumendo così le sembianze di "un membro perfetto dell’Agcom (di un) un apologeta del Berlusconi-pensiero sul "pollaio". Qui è davvero troppo forte la "tentazione’ di rimandare alla mie riflessioni in ’materia’ presenti su www.agoravox.it/ecrire/ e su www.agoravox.it/ecrire/ .
 
L’obiettivo di Santoro è dichiarato: si tratta di creare "un maggior numero di situazioni critiche, più adrenalina, più polemiche, più brecce nella gelatina". Al riguardo, Pannella & C parlerebbero forse meglio dell’italica peste www.radicali.it/view.php.anche se, per la grave malattia, pare che nemmeno loro abbiano ancora assunto il farmaco giusto. Come, più di recente, non è stato assunto, quà e là, nemmeno da altri critici di sistema. Su questi ultimi Giulietto Chiesa potrebbe chiosare il tutto a suo alternativo modo con un bel cvd www.megachipdue.info/finestre/lettere/1477-meetuppolitburo.html
 
Da far tremare i polsi a Francis Ponge il passaggio di Santoro sul "prezzo pagato alla par condicio, una legge di cui si parla (a suo avviso) senza conoscerla e della quale nessuno si occupa seriamente, quando (essa) rappresenta (invero) quel vuoto necessario di scrittura". Davvero risulterebbe troppo problematico affrontare qui la questione del mot par e del relativo texte... questione.di cui ’narrava’ anche Derrida. Ci vorrebbe qualcuno ai limiti dell’onniscienza...
 
E, a proposito di onniscienza, scongiurando il D’Alema preveggente di certe immagini sui quotidiani che lo "rappresentavano", fra Schopenhauer e de Balaguer, con le mani a mo’ di sfera di cristallo, la dialettica Santoro vs.Travaglio si sostanzia secondo il paradigma di un’antitesi radicale fra il proporsi al pubblico nella forma teatrale (senza disturbatori) ed il "percorso a ostacoli di Annozero". Santoro dice basta ai "cavalieri senza macchia e senza paura che vogliono segnare a tutti i costi una differenza dal resto del mondo, che mettono la loro purezza e il senso dell’onore prima della libertà, la legge e le regole prima della libertà, la verità prima della libertà."
 
Per il così "riconvertito" Santoro, "la verità è sfuggente, contraddittoria. La verità è una conquista faticosa e difficile. Per quanto (lo) riguarda spesso è un faccia a faccia". "Fra sé e sé". Chissà, forse potrebbe risultare propedeutica una junghiana simbolica dello spirito.
 
Nel 1988, nel sopracitati Scritti, richiamando la prospettiva psicanalitica di Franco Fornari ed applicandola alla "meccanica" sociale, parlavo appunto di una reimportazione del conflitto che ritraduce l’hegeliana dialettica servo/padrone in una prospettiva postmoderna dove tutti sono divenuti schiavi che, incazzati più di prima, vanno avanti, insieme al Pil, a Valium & C.
 
Incidentalmente, rammentiamo come all’epoca, ne Lo psicanalismo, Robert Castel scriveva che "far entrare il problema economico nella psicoanalisi è come far entrare un elefante in una cristalleria".
 
Sembra che, tutto sommato, in barba allo Zeitgeist ed al suo movie, la storia continui a ripetersi.
 
Speriamo almeno che, fra i litiganti, l’oscuro centrale "terzium" non goda troppo...
 
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Qui http://temi.repubblica.it/micromega... la risposta di D’Arcais e Colombo al j’accuse di Santoro.
 
 
 
 
 
 



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